Le tute blu trattano bloccando le autostrade

Oggi l’incontro decisivo tra sindacati e industriali per risolvere la vertenza. Il segretario Uilm: «Senza aumento di 100 euro niente accordo». Federmeccanica: «Siamo ottimisti, non cediamo»

Antonio Signorini

da Roma

Una vigilia di blocchi stradali, scioperi e manifestazioni per convincere gli industriali a sbloccare la trattativa, accettando cento euro di aumento. Quella di ieri è stata la giornata più calda della vertenza per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici e anche la più difficile per i cittadini. Ancora una volta la protesta è uscita dalle fabbriche per invadere le grandi vie di comunicazione e le strade delle città, in vista del direttivo e della giunta di Federmeccanica che si riuniranno oggi per decidere se rompere le trattative o se riprendere il confronto con Fiom-Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil.
Anche ieri la strategia dei sindacati è stata quella di organizzare dappertutto blocchi in media della durata una ventina di minuti. Colpito pesantemente il Piemonte con manifestazioni in tutte le città e lavoratori - soprattutto Fiat - che hanno invaso l’autostrada Milano-Torino all’altezza dello svincolo di Chivasso Centro, bloccata la circolazione a Pescarito e la Torino-Aosta. Carreggiate invase anche nelle superstrade per l’aeroporto di Caselle e quella per Pinerolo, oltre che sulle statali per la Val di Susa e la statale di Beinasco. Traffico impazzito a Genova, bloccata dalla protesta nelle aziende portuali, disagi anche sull’Aurelia all’altezza di Finale Ligure mentre i metalmeccanici della Fiom bresciana hanno fermato l’autostrada A/4 all’altezza del casello di Brescia Ovest e l’autostrada A/21 all'altezza del casello di Pontevico. Stesse scene al casello autostradale di Valdarno, sull’A/1 fra Firenze ed Arezzo e sulla E45, a Ponte San Giovanni, alle porte di Perugia. Il tutto per convincere i «meccanici» di Confindustria a non insistere sulla posizione che giovedì scorso ha portato alla sospensione delle trattative. Ufficialmente le posizioni rimangono distanti, come dimostrano le parole del presidente di Federmeccanica Massimo Calearo e quelle dei sindacalisti. «La nostra posizione è quella della settimana scorsa. Domani (oggi, ndr) però, c’è un incontro di tipo politico con il consiglio direttivo e la giunta: faremo un’analisi per verificare possibili sviluppi, che potrebbero essere la rottura o la ricerca di una soluzione, che auspichiamo». Per quanto riguarda gli aumenti, Federmeccanica ha fino ad oggi offerto 94,5 euro. Le sigle dei metalmeccanici non intendono però rinunciare ai 100 euro di aumento. «Senza i cento euro non c’è accordo», ha confermato il segretario generale della Uilm Antonino Regazzi. Le parti hanno rifiutato una mediazione del governo che ieri è stata offerta dal sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi, ma qualcosa sembra comunque muoversi, visto che anche l’ex presidente di Federmeccanica Alberto Bombassei, oggi vicepresidente di Confindustria si è dichiarato «ottimista». «Siamo al rush finale», ha assicurato. Nel sindacato sono in diversi a credere possibile un’apertura di Federmeccanica sull’aumento di cento euro accompagnata da un accordo pieno sull’apprendistato e da un rinvio della partita sulla flessibilità.
Sullo sfondo rimane anche la questione della Fiat. Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ha convocato azienda e sindacati mercoledì per discutere degli esuberi.

Il governo ha confermato il suo «no» a qualsiasi deroga alla riforma delle pensioni per concedere la mobilità lunga ai circa mille lavoratori del gruppo torinese. Il segretario della Cgil Guglielmo Epifani ha accusato il governo di voler dividere sindacati e azienda. «È la Fiat e non il Governo che vuole licenziare un numero imprecisato di lavoratori», gli ha replicato Sacconi.

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