Cambiare dopo un po' fa soltanto bene

L'esistenza non è qualcosa di statico e non dovrebbe esserlo neppure il lavoro e la nostra maniera di concepire la professione, quantunque scegliamo di percorrere una strada precisa

Cambiare dopo un po' fa soltanto bene
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Illustre Direttore Feltri,
Amadeus lascia la Rai e sembra un lutto nazionale. Conto sul suo contributo per spiegare ai giornali che a noi lettori e telespettatori non ce ne frega niente, ma proprio niente.
Grazie.
Pierluigi Rossi

Caro Pierluigi,
ti confesso subito che anche a me non appassionano certe cronache dello spettacolo e quindi posso immaginare facilmente quanto siano infastiditi i lettori da questo continuo insistere sugli affari privati e professionali di Amadeus, il quale non ha fatto altro che compiere una scelta intelligente: ha firmato un contratto con il migliore offerente, cosa che io faccio da tutta la vita. Si dice tuttavia che il conduttore, che avrebbe fatto guadagnare in pochi anni alla Rai la bellezza di 100 milioni di euro di pubblicità, non abbia mollato il servizio pubblico per vantaggi economici, avendo la Rai stessa proposto compensi equivalenti a quelli garantiti da Discovery al fine di trattenere il presentatore. Pare insomma che egli abbia voluto cambiare aria e lo capisco. Io stesso sono passato da un giornale all'altro, perché ad un certo punto sorge in chiunque il desiderio di metamorfosi, cioè di mettersi alla prova in un altro ambiente, di accogliere altre sfide, di voltare pagina. Nemmeno sto più a contare i fogli che ho diretto. Quando ero stufo, mi buttavo in una nuova avventura, traendone energia vitale, carica, adrenalina, entusiasmo. È così che si cresce, che ci si evolve. Ed è così che sono giunto poi al punto di fondare un mio quotidiano perché dirigere quelli altrui non mi bastava più.

L'esistenza non è qualcosa di statico e non dovrebbe esserlo neppure il lavoro e la nostra maniera di concepire la professione, quantunque scegliamo di percorrere una strada precisa.

Ogni mutamento, ovviamente, presuppone un rischio. Ed è assumere questa possibilità di fallimento (o di successo) a rendere più divertente il tragitto. Cosa sarebbe stato di me se fossi marcito al Corriere della Sera, dove pure sono stato bene, conservandone memorie tenere e liete? Quante cose mi sarei perso! Adesso sarei ancora lì, o forse mi sarei stufato e avrei fatto il pensionato, cosa che mi rifiuto categoricamente di fare.

Per quanto riguarda la Rai, faccio presente che lustri addietro nessuno voleva lasciarla, tanto che Silvio Berlusconi, quando fondò l'attuale Mediaset, ebbe difficoltà a reclutare tecnici e personaggi. Dovette partire da zero. Fu uno sforzo gigantesco. Con l'affermazione delle reti private, è naturale che si sia creato un sistema di concorrenza che è sempre più forte, un mercato dove acquistare persone dello show-business, mercato simile al calcio-mercato. Anche le cifre sono quasi assimilabili. Dobbiamo metterci a lutto ogni volta che la Rai perde un presentatore o una presentatrice? Non credo. Hai ragione tu: chi se ne frega?!

Tale ricambio non è mai stato tanto intenso come negli ultimi mesi e ha riguardato anche Mediaset, che ha strappato alla Rai volti storici come Bianca Berlinguer. Insomma, va bene così. Anzi, era ora di movimentare un po' le cose. A volte si cambia in meglio, altre in peggio.

Ciò che conta è evitare la stasi. Ché tanto, se chi vediamo sul piccolo schermo non ci garba, possiamo sempre cambiare canale. Cosa che faccio, ad esempio, quando mi imbatto in Fabio Fazio, che sia sulla Rai o sul Nove.

Non mi pare la fine del mondo.

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