La Rai sbaglia, i contribuenti (quindi noi) pagano. Ebbene sì, perché l'Agcom ha effettivamente rilevato più di dodici casi di pubblicità occulta all'interno delle cinque serate del festival di Sanremo, oltre all'utilizzo smodato di Instagram da parte, soprattutto, del conduttore e di Chiara Ferragni. Che qualcosa non fosse esattamente regolare in quei siparietti si era capito. Tralasciando il fatto che fossero stucchevoli e del tutto inutili ai fini dello spettacolo, per i telespettatori italiani si prevede il danno oltre la beffa.
Partiamo dall'inizio. Chiara Ferragni è stata la vera star di questa edizione, la vera ospite d'onore come dimostra l'entrata dal sipario chiuso durante la prima serata e tutti i salamelecchi ricevuti. Viene elogiata come straordinaria imprenditrice digitale, vero esempio per le nuove generazioni e scrive la letterina motivazionale alla "piccola Chiara". Ma poi, alla fine, sul palco del teatro Ariston è rimasta sempre la stessa Chiara Ferragni, chiusa nel personaggio dell'influencer che insegna ad Amadeus come funziona Instagram, come si fanno i selfie e le dirette social. Niente di diverso rispetto a quello che avrebbe potuto fare qualunque ragazzino a casa.
Che poi, tutto questo la "piccola Ciara" l'avrebbe potuto fare chiusa nel camerino prima delle serate, dopo, a pranzo, a cena, o in qualunque altro momento. Davvero qualcuno credeva che sarebbe stato un momento interessante per il pubblico? Perché se così fosse c'è da spiegare due o tre cose agli autori. O semplicemente bisognerebbe suggerire loro di leggere i social in presa diretta, perché già dai primi sketch il pubblico ha iniziato a lamentarsi. Giustamente.
Ma andiamo oltre. La grande noia dei telespettatori, che sono anche contribuenti, in quei giorni era accompagnata da un mormorio che è aumentato di giorno in giorno. Possibile che si possa fare così liberamente pubblicità a un'azienda sul palco di Sanremo? Ci sarà un contratto di promozione che non si conosce? Qualcuno di loro è pagato per sponsorizzare Meta? Domande che sono rimbalzate e che si sono fatti anche dalle parti dell'Agcom, che ha aperto un'istruttoria.
E ci è voluto più di un mese per arrivare al risultato. Dodici infrazioni per pubblicità occulta più Instagram. La Rai potrà presentare le proprie controdeduzioni, ma sarà difficile per Viale Mazzini contestare la violazione, come sostiene chi conosce la pratica, secondo il quale Agcom sarebbe orientato anche a comminare la pena sanzionatoria massima, ossia 253mila euro di multa per ogni violazione, per un totale di oltre 3 milioni di euro.
Questo solo per la pubblicità occulta, cari contribuenti. Perché il caso di Instagram potrebbe profilarsi anche un danno erariale per l'assenza di una remunerazione prevista da un contratto.
La Rai potrebbe contestare che quella non fosse proprio pubblicità, mentre l'Autorità potrebbe decidere di sanzionarla sia per la spinta specifica data al profilo di Amadeus sia per la promozione a 360 gradi della piattaforma. Perché, diciamocelo chiaramente, se non era pubblicità quella, cosa lo è? E chi deve pagare? Ecco, appunto. Risposta esatta, amici contribuenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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