"Grassofobica". Ora le femministe criticano persino Katia Follesa

Dal profilo Instagram 'Se non è zuppa è patriarcato' arriva la critica alla conduttrice Katia Follesa per il suo inno alla body positivity

"Grassofobica". Ora le femministe criticano persino Katia Follesa
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I fan del politicamente corretto, almeno quest'anno, potevano risparmiarci l'ennesima inutile polemica? Evidentemente no. E, direttamente dal magnifico mondo dei social, ecco che dal profilo Instagram 'Se non è zuppa è patriarcato' che arriva la critica alla conduttrice Katia Follesa per il suo inno alla body positivity.

"Da mesi ho affrontato un percorso di remise en forme e ho fatto tantissima ginnastica: non c'è nessun segreto, quello che vedete è frutto di tanta costanza e soprattutto di tanto sport. Voglio salutare tutte le donne, le mie alleate che vogliono raggiungere un obiettivo e ci riescono", ha detto Follesa mentre si agitava mettendo orgogliosamente in mostra le braccia "a tendina". La co-conduttrice, poi, conclude ironicamente: "Prometto che non canterò, non ballerò e non devolverò il cachet in beneficenza, sono una ragazza madre io". Parole innocenti e anche del tutto condivisibili che, però, proprio non sono andate giù alle femministe che animano 'Se non è zuppa è patriarcato' dove si legge: "Guardo per 10 secondi Sanremo stasera e subito mi imbatto in questo siparietto Grassofobico in cui la conduttrice Katia Follesa saluta vigorosamente con le braccia alzate il pubblico e Carlo Conti la redarguisce dicendole di salutare con le braccia in basso per non far vedere il Grasso muoversi". Grasso rigorosamente in maiuscolo perché in un mondo dove l'obesità sta diventando una patologia sempre più diffusa è necessario rivendicare con orgoglio i propri chili in più. "Chiaramente questo sketch era uno sketch pensato per far ridere e programmato e questo è molto problematico in quanto se pensiamo che nel 2025 ancora possa far ridere prendere in giro una persona grassa, abbiamo davvero molto ma molto di più da fare di quello che pensavamo!", si legge al termine del post sanremese in cui si sentenzia in maniera categorica: "Fa ridere? No" e "Ce lo potevamo risparmiare? Sì".

E ciò che colpisce è che anche alcuni uomini inorriditi hanno lasciato commenti di questo tenore: "Ho coscienza femminista solo da pochi anni, da quando vivo all'estero. Credevo che i Sanremo di Amadeus fossero una oscenità difficilmente superabile. E poi arriva Carlo Conti". Ora, è strano constatare come si faccia a non comprendere che i comici come Katia Follesa fanno ironia, anzi in questo caso autoironia, proprio per sfatare certi stereotipi. Il problema fondamentalmente è che il patriarcato è ovunque per le femministe tanto è vero che qualcuna commenta: "Però i commenti sulla pancia di Gerry Scotti non li ho sentiti. Non che fossero stati giusti, ma come sempre doppio standard" e poi sentenzia: "Le donne devono essere sempre magre".

Che queste siano esagerazioni viene messo in evidenza anche da un utente che esce allo scoperto e ammette di seguire la pagine di questi "pseudo combattenti del patriarcato" solo per trovare materiale per i suoi meme e "guardando i commenti - conclude - direi che ho fatto jackpot". E, in effetti, è difficile dargli torto.

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