Distruggere la natura storicamente accurata di una serie in nome della religione woke. In Gran Bretagna tutto è possibile e infatti non sorprende quanto accaduto a "Wolf Hall", miniserie targata Bbc dedicata all'epoca Tudor. A nove anni di distanza dalla prima stagione, il dramma in costume con protagonisti Mark Rylance e Damian Lewis tornerà per un atto conclusivo basato sull'ultimo romanzo della trilogia di Hilary Mantel dedicata alla rapida ascesa di Thomas Cromwell alla corte di Enrico VIII d'Inghilterra fino alla morte di Anna Bolena. Ma sui social è scoppiata la bufera, perchè si prospetta l'ennesimo prodotto influenzato dalla cultura del risveglio.
In rete, infatti, centinaia di fan della serie hanno stroncato il colour-blind casting dal retrogusto woke. Una scelta “incredibilmente stupida” secondo la maggior parte dei critici, in disaccordo con l’ingaggio di attori neri e appartenenti ad altre minoranze etniche. Gli interpreti di colore sono impiegati in “ruoli molto significativi” riporta il Daily Mail: accanto ai già citati Rylance (Thomas Cromwell) e Lewis (Enrico VIII) troviamo Sarah Priddy nei panni di Lady Margery e Cecilia Appiah in quelli di Nan Seymour. E ancora Maisie Richardson-Sellers, un'attrice londinese di origine guyanese, interpreta Lady Bess Oughtred, mentre l’egiziano-britannico Amir El-Masry interpreta il poeta e politico Thomas Wyatt. Attori di grande qualità, ma volti poco coerenti con la storia raccontata.
Le polemiche sono comprensibili: nella prima stagione di “Wolf Hall” non era stato scelto alcun interprete di colore. La mossa dei produttori segue la scia di “Bridgerton”, il period drama di Netflix che per primo ha scelto protagonisti non bianchi. Emblematico il commento della scrittrice nera Sonya Douglas, che parlato di “casting straziantemente stupido”: “Si potrebbero raccontare tante altre storie non bianche, ma essere woke è semplicemente più facile”.
“Volevamo gli attori migliori disponibili per lo show e abbiamo tenuto in considerazione tutti, e abbiamo scelto i migliori interpreti che hanno fatto l'audizione per i ruoli” la giustificazione del regista Peter Kosminsky. Ma non solo. I sostenitori della svolta woke hanno ricordato l’opinione favorevole dell’autrice Hilary Mantel, morta nel 2022: “È difficile per me, perché per me non sono personaggi, sono persone, e ho un forte senso delle loro apparenze fisiche. Ma non appena ci si sposta sul palco o sullo schermo, questo deve cedere perché ci troviamo nel regno della rappresentazione.
Penso che dobbiamo accettare il nuovo pensiero”.Ma le discussioni circa l’appropriazione culturale non termineranno qui, anche perché molti intravedono una linea politica in questa continua rivisitazione della storia in favore delle minoranze etniche.
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