Brutale e distruttivo, lo descrissero così per tanti anni. Ne sono passati venticinque da quel colpo che gli aprì le porte dell'immortalità. E poco importa se quelle del ring sono rimaste aperte per un tempo inferiore al preventivabile. «Non mi sono reso conto che fosse il 25° anniversario della mia carriera...». Venticinque anni fa Mike Tyson esplodeva sul ring. Il 22 novembre 1986, Iron Mike distruggeva Trevor Berbick sul ring di Las Vegas e diventava il più giovane campione del mondo nella storia dei pesi massimi all'età di 20 anni, 4 mesi e 22 giorni. Tyson, che oggi ha 45 anni, dalle sue pagine sui social network ha commentato con distacco la ricorrenza. «Non me ne sono reso conto fino a quando non ho acceso la tv. Quanto tempo è passato, sono felice di essere ancora qui mentre tanti di noi non ci sono più».
L'ultimo cattivissimo della boxe, il divoratore di orecchie e avversari, si è emozionato di più davanti ad un documentario sullo storico match disputato nel 1975 a Manila da Muhammad Alì e Joe Frazier, appena scomparso. «Guardavo senza pensare che fosse il mio 25° anniversario», scrive Tyson, che manifesta ammirazione e rispetto per i due mostri sacri della boxe: «Veri guerrieri sul ring e nella vita».
Quella volta a Las Vegas, invece, si affrontavano il detentore del titolo mondiale, l'allora trentaduenne Trevor Berbick, e lo sfidante ventenne Mike Tyson, passato professionista da meno di due anni e già con 27 vittorie nel record, 25 per knock out, tante alla prima ripresa perchè Tyson era veloce e brutale. Il match durò poco più di cinque minuti. A due minuti e venti secondi del secondo round, Tyson aveva già messo al tappeto Berbick: una volta gli aveva piegato le ginocchia, un gancio gli rimbombò sulla tempia.
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