Tyson-Donadoni, la maledizione degli ex campioni

CONO D’OMBRA Per il pugile americano ennesima disavventura giudiziaria. Per l’allenatore italiano problemi con le Fiamme gialle

Leggi il nome di Tyson e pensi subito a un mito del ring, ma anche a un balordo nella vita.
Leggi il nome di Donadoni e pensi subito a un mito del calcio, ma anche a un galantuomo nella vita.
Eppure ci sono giorni - ieri era uno di questi - in cui due «colossi» dello sport possono ritrovarsi coi piedi d’argilla, come nel film del 1956 con Humphrey Bogart. Sui giornali di oggi, qualche titolista a corto di fantasia, avrà certamente tirato fuori l’immagine rifritta dell’«ex campione finito nella polvere». Precisiamo subito, però, che il «peso» delle due notizie è ben diverso. Da una parte Mike Tyson «arrestato per un pugno a un paparazzo»; dall’altro Roberto Donadoni «accusato di abusivismo edilizio». Eppure esiste un invisibile filo che unisce l’ex pugile all’ex bandiera milanista, passato poi (con fortune alterne) alla panchina, compresa quella della Nazionale azzurra: è la sindrome del cono d’ombra, quella scialba luce grigia che balugina non appena si smorzano i flash della ribalta. Un’eclisse che avvolge corpo e psiche, ma che può oscurare perfino l’anima. A Super-Mike è già accaduto molte volte. Ieri c’è ricascato. L’ex campione del mondo dei pesi massimi è stato arrestato all’aeroporto di Los Angeles dopo una zuffa con un fotografo ed è stato rilasciato poche ore dopo. Tony Echevarra, un paparazzo di 50 anni, è stato medicato in ospedale per un taglio alla fronte e anche lui fermato dalla polizia. Agli agenti ha raccontato di essere stato colpito con un pugno da Iron Mike che avrebbe anche tentato di sottrargli il rullino della macchina fotografica.
Sull’episodio, avvenuto mercoledì pomeriggio al Terminal 7 dello scalo californiano, ci sono versioni contrastanti. Iron Mike, che viaggiava con la moglie e il figlioletto di 10 mesi, ha raccontato di aver solo voluto proteggere il bimbo dagli scatti e dall’«aggressività» del paparazzo che lo avrebbe anche colpito per provocarlo. I due si sono accusati reciprocamente e dovranno comparire davanti a un magistrato.
Tyson esce da un anno difficile: a maggio ha perso la figlia di 4 anni, vittima di un incidente domestico: la bimba giocava vicino a uno degli attrezzi sportivi nella palestra del padre quando è rimasta impigliata in una corda ed è morta soffocata. Nel 1992 Tyson era stato condannato per stupro e aveva scontato tre anni di carcere.
Molto più banale, invece, la vicenda che riguarda Roberto Donadoni: la Guardia di finanza ha posto sotto sequestro per abusivismo a Fasano la sua masseria. Si tratta di un immobile antico, denominato «Monsignore» che si trova nelle campagne tra Fasano e Savelletri, in contrada Pettolecchia, una delle zone più caratteristiche di quel territorio. L’immobile era stato acquistato dall’ex Ct della nazionale due anni fa ed oltre alla masseria vi sono circa venti ettari di uliveto.
Le agenzie di stampa annotano scrupolose: «Il provvedimento di sequestro è stato disposto dal sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi, Antonio Costantini». Inoltre, sui taccuini dei cronisti di giudiziaria, si legge che «la vicenda avrebbe preso le mosse da un esposto anonimo giunto alla magistratura brindisina circa un anno fa».

In conclusione: «Dai primi accertamenti sarebbe emerso che, nel corso delle opere di ristrutturazione e recupero del complesso, non sono stati rispettati i vincoli paesaggistici imposti dal progetto avallato dal Comune di Fasano».
L’unico dribbling - quello tra le scartoffie burocratiche - cui Donadoni non è avvezzo.

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