Matteo Berti
da Firenze
È stata uccisa, forse con un taglierino, nel deposito merci del supermercato dove lavorava come vicedirettrice. Un solo colpo al cuore che le ha lasciato solo il tempo di una lunga agonia. Emanuela Biagiotti, 32 anni, è stata trovata morta ieri mattina alle 7.45 in un discount della periferia di Firenze, il Penny Market allIsolotto. Dalla cassaforte del negozio mancano 4.900 euro, lincasso di giovedì sera. Il suo assassino ha aperto e richiuso la cassaforte, ed è scappato via con i soldi e con la chiave. Vicino al corpo senza vita della giovane vicedirettrice gli investigatori della squadra mobile hanno trovato un taglierino, uno di quelli utilizzati normalmente per aprire gli scatoloni. Anche Emanuela ne aveva uno sempre in tasca.
Saranno le analisi della polizia scientifica a dire se quella è larma del delitto e se lì ci possa essere la firma del killer. E adesso si cerca non solo lassassino ma prima ancora un movente. Sono ancora troppi i lati oscuri in questa vicenda. Se è stata una rapina è stata sicuramente anomala. Nel negozio ci sono i cartelli che spiegano che il personale non ha a disposizione le chiavi della cassa. Chi poteva sapere allora che nel negozio cera unaltra cassaforte e che Emanuela aveva le chiavi? E soprattutto chi poteva sapere che la mattina presto cera ancora lincasso del giorno prima?
Tutto inizia ieri mattina alle 6.40 quando la Biagiotti va ad aprire il cancello per i primi fornitori. Unora dopo arrivano gli altri dipendenti. È proprio una collega della ragazza a dare lallarme. Nel negozio ancora chiuso al pubblico cè uno strano silenzio. La vicedirettrice non si trova. In quel momento arriva anche un altro fornitore. Insieme entrano nel negozio dal retro ma di Emanuela non sembra esserci traccia. La collega la chiama sul telefono cellulare che squilla a vuoto: non può sapere che è morta. Un attimo dopo la trovano riversa per terra a due passi dallingresso posteriore. Cè sangue ovunque, sulla maglietta ma anche sul viso. Chiamano la polizia. Arriva la squadra mobile con il dirigente Filippo Ferri in testa e la polizia scientifica. Un attimo dopo il pm Paolo Canessa. Tutta la zona viene resa off-limits al traffico e ai passanti.
Allinizio quella coltellata al cuore sembra il primo indizio per comporre un quadro che porta a un omicidio passionale. Ma nella vita di Emanuela non sembrano esserci ombre. Da qualche tempo ha lasciato labitazione dei genitori in via Torre degli Agli, a Novoli, per andare a vivere con il fidanzato Carlo a Scandicci in attesa di trasferirsi a Prato dove avevano appena acquistato una casa.
Il convivente della ragazza, un pellettiere di 33 anni, arriva intorno alle 12 sotto choc al supermercato. Tocca a lui lo strazio di riconoscere la fidanzata. Poi è una processione di amici, conoscenti e parenti. Gli specialisti della polizia scientifica cercano anche la traccia più piccola e insignificante. Su un pezzo di cartone trovato sul retro del supermercato, vicino al corpo di Emanuela, vengono trovate delle impronte di scarpe che potrebbero essere quelle dellassassino. Il cartone viene sequestrato e verrà comparato con le altre tracce trovate sul pavimento. I tecnici della scientifica passano al setaccio anche tutti i cassonetti della spazzatura sperando di trovare qualche elemento che possa aiutare gli investigatori, come i video delle banche vicine in quanto il supermercato non ne era provvisto.
Per tutto il pomeriggio in questura la squadra mobile e il pm Canessa ascoltano i familiari di Emanuela. La madre, infermiera, il padre, pasticciere, la sorella, che di fronte alla terribile notizia ha avuto un malore, il fidanzato, i colleghi di lavoro e gli amici. Apparentemente non cera alcun motivo per ammazzarla, dicono tutti. Era una ragazza tranquilla, solare.
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