Ucraina, sentenza di morte per la coalizione arancione

Mosca è decisa a svolgere un ruolo nella crisi ed è pronta a chiudere i rubinetti del gas

«Dichiaro ufficialmente la fine della coalizione delle forze democratiche». Poche, ma significative parole poste ieri dal presidente della Rada, il parlamento ucraino, Arseny Iatseniuk, sulla pietra tombale dell'ultima alleanza politica deragliata a Kiev. È l’Ucraina di sempre, quella che, ancora una volta, fa accendere i riflettori dei media e degli osservatori politici. Si litiga con gli amici di un tempo, si allargano le braccia per andare incontro, senza più rancori (almeno di facciata) ai nemici di un tempo. È l'altalena sulla quale scende e sale, fin dai tempi gloriosi della gloriosa e giocosa rivoluzione arancione, Yulia Tymoshenko che all’epoca fu l'artefice e la trascinatrice del ribaltone a favore del partito filo-occidentale di Victor Yushenko.
Era il 2004 e da allora nuovi e antichi veleni hanno consentito ai governi in carica una navigazione forzatamente a vista. In meno di quattro anni, si sono tenute già due elezioni parlamentari anticipate, e una terza dopo lo scioglimento della coalizione ufficializzata ieri, diventa d'obbligo in tempi brevissimi. Al di là di ogni capolavoro di acrobazia politica sembra difficile che la pasionaria Yulia, che ama vestirsi e pettinarsi come le contadine ucraine, possa stringere un’alleanza con il rivale di sempre, il filo-russo Viktor Yanukovic. Ma se è vero come è vero che nel 2006, il fallimento dell’alleanza fra i due leader arancione Yushenko e Tymoshenko ha lasciato per mesi il Paese senza governo, né maggioranze finché non si è arrivati a un curioso ibrido di coabitazione fra il presidente e Yanukovic, è altrettanto vero che questo esperimento è naufragato presto portando alle elezioni dello scorso anno. Così come è vero che Yushenko e la Tymoshenko hanno invano tentato la resurrezione della coalizione arancione che ieri è precipitata nuovamente nel baratro. E adesso dunque che cosa accadrà? L'ineffabile premier ucraino Yulia ha espresso la convinzione che il governo starà in carica «a lungo» e che «lavorerà con successo», nonostante lo scioglimento della coalizione arancione filo occidentale «perché - ha detto ieri ai giornalisti, aprendo il dibattito sul progetto di bilancio per il 2009 - questa è una tempesta in un bicchiere d'acqua».
Ma le accuse che i protagonisti politica ucraina si sono scambiati nei giorni precedenti alla crisi sono state pesantissime. Specie dopo il voto, due settimane fa, da parte della Rada di emendamenti che limitano i poteri presidenziali e facilitano la procedura di impeachment. Provvedimenti voluti dalla solita Yulia, che hanno portato Yushcenko a parlare di «golpe bianco» e a chiamare fuori dalla maggioranza parlamentare il suo partito, «Nostra Ucraina». Di fatto il presidente ha accusato di «alto tradimento» la Tymoshenko, che avrebbe ammorbidito la sua storica linea anti-russa, in cambio di un sostegno di Mosca alle prossime presidenziali del 2010. Puntuale Yulia ha capovolto le accuse: «Il presidente ha usato ogni mezzo per indebolire la coalizione democratica che è stata rotta su sua precisa disposizione».


Da adesso in poi, questo è certo, i giochi torneranno a intrecciarsi nelle segrete stanze dei plenipotenziari di Kiev. Con la Russia decisa a non giocare un ruolo secondario anche in questa nuova crisi e quindi sempre pronta a chiudere i rubinetti del suo gasdotto che attraversa l'Ucraina e raggiunge l'Occidente.

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