Udine dice sì a Eluana: «Può morire da noi»

Udine dice sì a Eluana: «Può morire da noi»

Ora si «gioca» sulle parole. Senza rispetto, senza dignità. Anche la burocrazia sembra voler dire la sua nel dramma, senza fine, di Eluana. È la farsa dei distinguo. «Il distretto sanitario di Udine ha dato parere favorevole alla domanda presentata dalla famiglia Englaro per il ricovero di Eluana in una delle strutture di sua competenza», fanno sapere della casa di riposo udinese «La Quiete»; precisando però subito dopo, quasi a volersi alleggerire il peso della frase precedente: «Ma ciò non significa che “La Quiete” abbia già dato il proprio via libera all’accoglienza di Eluana per l’attuazione della sentenza di sospensione del trattamento di alimentazione-idratazione artificiale». È la tragedia di una spina che sembra entrare o uscire dalla presa di corrente a seconda delle opportunità. C’è chi la chiama «eutanasia» chi «fine dell’accanimento terapeutico». Punti di vista filtrati ora dall’ideologia, ora dalla morale.
In mezzo al perenne «dibattito», sempre lei, Eluana, in stato vegetativo da 17 anni. «Presentata e ammessa la domanda - precisano i responsabili della clinica «La Quiete» - si tratta ora di verificare se chi si offre, cioè la nostra azienda di servizi alla persona, è in grado di soddisfarla. Stiamo ancora accertando se possiamo eseguire la sentenza nel rispetto della legittimità e della legalità». «Accertare», «verificare»: parole che restano a mezz’aria. «Siamo alle battute finali», vorrebbero rassicurare da Udine. Ma nessuno si sente rassicurato.
Il caso non è chiuso. C’è sempre qualcuno pronto a rilanciare le «varie opzioni». Il presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, parla davanti al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in occasione dell’apertura del nuovo anno della Consulta: «La Corte è spesso stata chiamata ad intervenire nel dirimere conflitti di attribuzione tra diversi poteri dello Stato. Il dibattito sulla fine della vita, con il dramma di Eluana Englaro, è tra questi ed è ora che, senza mezzi termini, intervenga una legge chiara. Su questioni così delicate non si può navigare a vista».
A distinguere bene l’orizzonte è invece Enrico La Loggia, vice presidente del Gruppo del Pdl della Camera dei deputati: «Privare un cittadino del diritto all’alimentazione e all’idratazione viola i principi del dettato costituzionale.

La decisione del distretto sanitario di Udine di autorizzare il ricovero per eseguire la sentenza della Cassazione ai danni di Eluana è l’ennesimo tentativo di violare la legge commettendo un reato gravissimo, quello dell’omicidio».

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