«Le ultime novità proprio non eccitano E vedo tanta paura di innovare»

Clavesana (Cuneo)Fuori dagli schemi Chris Bangle, 55 anni, professione designer, lo è da sempre. Fin da quando si trasferì in Europa, dopo la laurea in California nel 1981, per dare carattere prima agli interni delle Opel, poi al look delle auto del gruppo Fiat e infine, per quasi 20 anni a capo del Centro stile di Bmw, a tutte le vetture della casa bavarese, suscitando grandi apprezzamenti ma anche critiche feroci per le rivoluzionarie soluzioni adottate. Dopodiché, l’eccentrico creativo americano ha detto basta con il car design all’interno di una casa auto, si è comprato metà di un borgo in stato di abbandono con annessa tenuta nelle Langhe e proprio lì, a Clavesana, in provincia di Cuneo, ha messo su casa e bottega, ossia uno studio di consulenza in ogni materia che abbia a che fare con lo stile. Del vecchio amore, le auto, lui finge di non volere più sentir parlare. Ma in realtà, a cofani, fari, parabrezza e fiancate continua a guardare con occhio esperto e interessato. E richiesto di un parere sui lavori recenti degli ex colleghi, non si tira indietro.
Cosa le piace, fra i modelli lanciati negli ultimi anni?
«Un bel niente. Non parlo di Bmw, a cui sono rimasto affezionato, ma dico degli altri. In generale non vedo errori. E se prendiamo ad esempio le ultime Audi e Volkswagen, troviamo una grande pulizia formale. Ma questi modelli non eccitano, non suscitano emozioni».
Per provare di nuovo qualche brivido, dunque, dovremo attendere il suo ritorno?
«No, almeno non come design director. Perché non intendo più occuparmi di design delle auto dall’interno di una casa costruttrice. Per questo tipo di lavoro ho fatto il mio tempo. E non intendo tornare indietro».
Qualcosa destinato a muoversi su ruote, però, lo sta disegnando.
«Sì. È un veicolo - sottolineo veicolo, non auto - a trazione elettrica. Un bel tema perché permette di immaginare un’architettura non convenzionale. Ma da consulente: è questo il ruolo che intendo svolgere d’ora in poi, lavorando con giovani designer che abbiano il coraggio di pensare a come evolvere i brand».
Questo coraggio le aziende non l’hanno?
«Molti costruttori, soprattutto quelli con marchi forti, hanno paura di innovare. Ma così si rimane prigionieri della propria immagine».»
Da ultimo, lei dove ha riversato la sua creatività?
«Prima di tutto nella ristrutturazione della mia casa-ufficio. Un posto meraviglioso: tre costruzioni con una splendida vista dalla collina, una bella vigna e la cascina da rifare. Una tenuta grande la metà del necessario e tre volte quanto si riesca a seguire. Infatti siamo al quinto anno di lavori e la conclusione è ancora lontana...».


E oltre la Langa?
«Con Paolo Ornato, l’architetto del posto che ha conquistato la mia fiducia perché sa discutere di grandi temi ma è anche molto pratico, abbiamo rifatto gli interni di un istituto per anziani a Hiroshima, in Giappone. Senza dare nulla per scontato, siamo partiti da come i degenti mangiano e si spostano per creare ambienti il più possibile funzionali, ma mai banali».

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