Umberto I, bilancio in rosso ma altre consulenze esterne

Quasi 4 milioni di euro i debiti nei confronti di esperti fuori organico

Se ancora vi fosse nell’aria qualche dubbio sullo stato di salute delle aziende sanitarie laziali potrebbe essere certamente superato prendendo in esame la gestione finanziaria del Policlinico Umberto I, dove recentemente sono stati redatti i risultati dell’esercizio 2007. Risultati tanto disastrosi da tracciare in quadro disarmante già con la letture delle prime voci di spesa che rimarcano un rosso fisso di 80milioni di euro.
Solo una decina costituiscono i debiti nei confronti del personale dipendente, anche se l’ammanco di cassa non esula l’amministrazione del nosocomio universitario dallo spendere quattrini in consulenze e incarichi fiduciari. Una sequela di passività che partono con 297mila euro di debiti verso il personale infermieristico, altri 422mila per accantonamenti stipendiali, 177mila per i cessionari e altrettanti verso polizze assicurative. Per non parlare dei 3,8 milioni di euro di debiti nei confronti del personale esterno. E questo a fronte di una quantità sconcertante di impegni finanziari per i costi di servizi non sanitari: oltre 50 milioni di euro. Alcuni riservati a consulenze generalizzate (1,7 milioni), consulenze legali (477mila), amministrative (164mila) e tecniche (98mila). Certo è che in fatto di consulenze il manager Ubaldo Montaguti non si fa mancare nulla: uno degli ultimi provvedimenti è l’incarico professionale ad un elettricista per gli impianti del piano ipogeo.
Comunque, proseguendo nella disamina dell’esercizio finanziario viene fuori oltre alle voci di spesa per la cosiddetta ordinaria amministrazione, riferita all’offerta assistenziale, pure l’assenza di finanziamenti per incentivare l’attività ambulatoriale e ospedaliera. In pratica per l’abbattimento delle liste d’attesa non è stato investito il becco di un euro. Così per mandare avanti il servizio del Cup (centro unico di prenotazione), in pratica abolito del tutto come la centralizzazione del pagamento dei ticket ambulatoriali. Insomma a modo suo il manager risparmia. Taglia gli incentivi ai servizi sanitari ed eroga incentivi a chi non li dovrebbe percepire. Una a caso: Daniela Celin, la consorte del manager (già assurta agli onori delle cronache nell’agosto 2005 per un contratto di collaborazione al Policlinico di 120mila euro) che risulta nell’elenco degli aventi diritto alla perequazione dello stipendio per l’attività libero professionale intra-muraria. Un beneficio di 20.794,20 euro come medico in servizio attivo a tutti gli effetti.
Già, eppure il suo ruolo apicale riguarda tutt’ora il coordinamento degli uffici di staff della direzione generale «con particolare riguardo a - si legge nel contratto del 10 agosto 2005 - ufficio programmazione strategica, controllo di gestione, qualità, valutazione e formazione». E invece è stata inserita nell’elenco dei perequati quando «le indicazioni sull’intra-moenia parlano chiaro».

«La dottoressa Celin riceve gli importi in questione senza titolo - chiosa il segretario provinciale della Cisas Csa, Giuseppe Polinari - a meno che non si voglia trattare di una sorta di premio per l’attività dirigenziale che svolge. Certo è che le priorità manageriali con un passivo di bilancio complessivo che ormai supera i 500 milioni di euro, dovrebbero riguardare risparmi sul budget annuale e non regalie».

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