Umbria, chiuso il bar della Regione Aveva tutti i dipendenti in «nero»

Blitz dei carabinieri dopo la denuncia di un ex lavoratore della cooperativa che ha vinto l’appalto. Da gennaio nessuno aveva firmato un contratto

da Milano

La notizia ha colto di sorpresa tutti, dai consiglieri d’opposizione agli assessori. Che ora, al rientro dalle ferie, rischiano di dover fare colazione a casa invece che al bar della Regione Umbria, chiuso dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria del tribunale di Perugia.
Già, perché tutte le persone che lavoravano nel bar del «Broletto», all’interno degli uffici regionali, erano in nero. Da gennaio, nemmeno uno dei dipendenti che servivano caffè, cappuccini e cornetti era stato assunto dall’azienda che aveva vinto l’appalto con cui la Regione aveva concesso in gestione il bar. Nemmeno, hanno specificato le forze dell’ordine, con un contratto part-time.
Quello dei carabinieri non è stato un normale controllo di routine, ma un’operazione mirata, dopo la denuncia di un ex dipendente del bar della Regione. Da gennaio a oggi dietro il bancone si sono succeduti in cinque, e nessuno è mai stato regolarizzato. Anche ieri, quando i militari dell’Arma sono intervenuti, dietro al bancone lavoravano due ragazze, una italiana e una brasiliana. La loro posizione irregolare costerà all’azienda, una cooperativa di cui i carabinieri non hanno voluto diffondere il nome, oltre alla sospensione dell’attività, anche una multa da 41mila euro.
Le indagini non sono ancora concluse: i militari vanno avanti e stanno vagliando tutti i contratti della cooperativa per verificare altre eventuali irregolarità.
Chi di sicuro non si è accorto di nulla è la giunta della Regione, guidata da Maria Rita Lorenzetti, Pd. Secondo quanto rivelato dai carabinieri, infatti, le dipendenti (sarebbero state infatti tutte donne) timbravano regolarmente il badge di presenza. Badge che veniva rilasciato dalla Regione stessa, su richiesta della cooperativa appaltatrice. «Circostanza assolutamente normale - commenta l’assessore agli Affari istituzionali Vincenzo Riommi -. Lavoravano lì, non è che potessero fare ogni giorno una registrazione come se fossero stati dei visitatori». La questione del «nero»? «Non dipende da noi».
«Quello che si prospetta è uno scenario inquietante - commenta la capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale Fiammetta Modena -. Se le cose stanno davvero così si tratta di una situazione di illegalità grave e odiosa. Presenteremo subito un’interrogazione per verificare se ci siano responsabilità politiche. Se la giunta fosse stata negligente il caso sarebbe ancora più incredibile, visto che il centrosinistra lancia di continuo appelli contro la precarietà».


Toni più concilianti vengono dal capogruppo in consiglio di Rifondazione comunista Stefano Vinti, che ha espresso il proprio plauso per i controlli degli agenti. «Questo fatto - ha sostenuto Vinti - dimostra che il lavoro nero è una prassi talmente diffusa che si può annidare addirittura nelle sedi della Regione». Anche se la Regione è governata dal centrosinistra.

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