Unabomber, indagato un perito della polizia

E' il direttore del Lic, l’istituto cui era stata affidata la perizia sulle forbici sequestrate. L'attrezzo sarebbe stato smontato. L'anticipazione di Panorama, ma il Pg Deidda smentisce

Unabomber, indagato 
un perito della polizia

Trieste - Un colpo di scena, una nuova svolta nell'intricata vicenda di Unabomber, il folle bombarolo del Nordest che da 13 anni semina ordigni esplosivi fra Veneto e Friuli. Ieri, secondo quanto scrive il sito internet di «Panorama», la Procura di Trieste avrebbe iscritto nel registro degli indagati un consulente dei pm impegnati nell'inchiesta su Unabomber: si tratta di Ezio Zernar, 42 anni, direttore del Lic, il Laboratorio indagini criminalistiche di Mestre specializzato in analisi balistiche. L'iscrizione sarebbe avvenuta dopo il deposito della controperizia della difesa dell'ingegnere Elvo Zornitta, il sospettato numero uno. Ma la Procura smentisce: «Sciocchezze, almeno per quanto riguarda le mie conoscenze, che sono naturalmente triestine», sostiene il procuratore generale del capoluogo giuliano Beniamino Deidda. Il che non esclude che l’indagine sia nelle mani dei colleghi veneziani o di Mestre mentre le due procure hanno avviato indagini per chiarire quanto contenuto nella controperizia depositata dalla difesa di Zornitta.
«Sui contenuti della perizia non dico assolutamente nulla fino a lunedì - risponde secco l'avvocato Maurizio Paniz, difensore dell’ingegnere-. Se qualcuno ha diffuso questa notizia vuol dire che gli è stata data da qualcun altro e che quest'ultimo si assume la responsabilità delle cose che ha detto e fatto».
Insomma, bocche cucite fino a lunedì 22, giorno fissato per l'udienza preliminare davanti al gip di Trieste, Enzo Truncellitto, che aveva disposto la superperizia contro Elvo Zornitta dopo le tre effettuate rispettivamente da polizia, Ris e dal Lic di Venezia. Quest'ultimo esame, in verità il primo effettuata sul paio di forbici marca Valex, sequestrate nella primavera scorsa nel laboratorio dell'abitazione dell'ingegner Elvo Zornitta, è stata eseguita il 17 maggio 2006 con il metodo del «toolmarks». A effettuarla l'assistente capo del Lic. L’esperto sosteneva che le microstrie rilevate su entrambi i lati di un pezzo di lamierino di ottone trovato nell'accendino «bomba» non esploso nel Duomo di Portogruaro nell'aprile del 2002 fossero state lasciate dalla forbice sequestrata a Zornitta. La perizia precedeva quella del 23 luglio 2006 del Ris dei carabinieri di Parma che confermava in parte la prima, ossia attesta la positività dei tagli e delle striature(anche se solo riguardo a un lato) del lamierino. Dopo, e precisamente il 29 luglio e 4 agosto ecco la terza perizia eseguita dalla polizia scientifica della Direzione centrale anticrimine di Roma: l’analisi rivelava come i tagli e le striature del lato «B» del lamierino corrispondessero fra loro ma che sul lato «A» vi fossero segni di tagli diversi da quelli delle forbici. E sarebbe stato durante questo test che la forbice Valex avrebbe subito manomissioni: smontata e rimontata, compromettendo così l'allineamento delle lame. Il fatto è stato scoperto nel corso della quarta perizia, quella voluta dalla Procura di Trieste ed affidata ai tecnici Pietro Bernardi e all'americano Carlo John Rosati dell'Fbi e che conferma l'analogia fra le forbici usate da Unabomber e quelle sequestrate a Zornitta.
È proprio sul disallineamento delle lame che la controperizia della difesa, affidata ai tecnici Alberto Riccadonna e Paolo Battaini, basa le sue considerazioni che portano a escludere che la forbice sequestrata a Elvo Zornitta possa essere quella usata per tagliare il lamierino di ottone dell'accendino esplosivo del Duomo di Portogruaro e che, quindi, per analogia dei casi ricondurrebbe a una unica mano tutti gli attentati di Unabomber.
Zernar, molto stimato negli ambienti investigativi, è già stato interrogato a lungo nella notte tra il 16 e il 17 gennaio.

A marzo gli inquirenti impegnati nella caccia a Unabomber gli chiesero se esistessero prove di laboratorio diverse da quelle utilizzate sino a quel momento e in grado di far avanzare l'inchiesta. Zernar propose la teoria, in voga nei paesi anglosassoni, del «toolmark», cioè la possibilità di studiare le tracce lasciate dagli attrezzi.

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