Unabomber, si va verso il processo: contro l’ingegnere venti accuse

Sandro Rinaldini

da Pordenone

Più di dieci anni di indagini e, adesso, su Unabomber, il folle bombarolo che da più di un decennio semina ordigni fra Veneto e Friuli Venezia Giulia arriva il primo atto processuale. Per il 10 ottobre a Trieste, infatti, è stata fissata la data dell'incidente probatorio fra i tecnici della procura e quelli nominati dal difensore dell’indagato, l'ingegner Elvo Zorvitta, 49 anni, sposato, una figlia, e residente ad Azzano Decimo, in provincia di Pordenone.
L’uomo è finito al centro dell'inchiesta dopo il sequestro di un paio di forbici nel laboratorio della sua abitazione che, secondo gli inquirenti, avrebbero tagliato un pezzo di lamierino servito a confezionare la bomba contenuta all'interno di un accendino nascosto da Unabomber in un inginocchiatoio della chiesa di Sant'Agnese e trovato inesploso il 2 agosto del 2004. Tre perizie, una della procura di Trieste, una dei Ros e una della polizia dimostrerebbero che le forbici sequestrate all’ingegnere hanno tagliato quel lamierino, lasciando tracce compatibili con quelle del filo della lama. Per i tecnici dell'accusa non ci sarebbero dubbi: così come una canna di pistola lascia tracce uniche sui proiettili, la stessa cosa avverrebbe con le lame di forbici utilizzate su materiali ferrosi o comunque duri. Per l'incidente probatorio la procura di Trieste ha nominato anche un super detective dell'Fbi, Carlo J. Rosati, che arriverà a Trieste direttamente dagli Stati Uniti. Dovrà verificare la compatibilità fra le forbici e la lamiera rimasta intatta nell'accendino inesploso.
Sono circa 20 gli episodi attribuiti a Unabomber per i quali la Dda di Trieste indaga Elvo Zornitta.
L'iscrizione dell'ingegnere pordenonese nel registro degli indagati era avvenuta nel 2004, ma gli episodi attribuiti al tecnico friulano risalgono anche ad anni precedenti. Su uno solo degli attacchi attribuiti a Unabomber sono concentrati, invece, gli accertamenti tecnici della perizia che il giudice distrettuale antimafia, Enzo Truncellitto, ha disposto per verificare la compatibilità. Ed è quello relativo dell’accendino inesploso nella chiesa di Portogruaro in provincia di Venezia. L'ordigno fu scoperto da una donna delle pulizie che lo consegnò al parroco e quindi agli investigatori. All'epoca era la seconda trappola di Unabomber trovata inesplosa, dopo l'uovo che faceva parte di una confezione acquistata alcuni mesi prima in un supermercato di Portogruaro. Altre «cilecche» poi il dinamitardo le rimediò con la scatola di sardine all’esplosivo finita poi in Romania in un convento ma acquistata in un supermercato di Portogruaro e una musicassetta trasformata in bomba nascosta sotto il sellino della bicicletta di una donna nell'estate del 2005 a Portogruaro.
«Non esiste il delitto perfetto e neppure Unabomber la passerà liscia», assicura Luciano Garofano, comandante del Ris dei carabinieri di Parma.

All'ingegnere di Azzano, che continua a dichiararsi innocente («chiarirò tutto coi magistrati», ripete), gli investigatori sono arrivati attraverso lo screening di persone esperte di esplosivi: il tecnico ha lavorato, infatti, per una importante azienda italiana costruttrice di missili. Pur mantenendo il più stretto riserbo, c'è soddisfazione alla procura distrettuale antimafia di Trieste per la decisione del Gip, Enzo Truncellitto di accogliere la richiesta di perizia con incidente probatorio.

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