Un'altra grana per la Rai, dopo Santoro pure Fazio: "Lascio, ma solo a metà"

Fazio porterà su un'altra emittente Vieni via con me. Con lui anche Saviano. Dopo Santoro, scoppia un'altra grana in Rai. Ma è l'occasione per creare il casus belli e accusare Palazzo Chigi di imbavagliare la stampa

Un'altra grana per la Rai, 
dopo Santoro pure Fazio: 
"Lascio, ma solo a metà"

Roma - Il vero perno per attaccare il governo poggia su viale Mazzini. Dopo il divorzio consensuale tra la Rai e Michele Santoro, anche Fabio Fazio passa all'attacco minacciando di ripetere  insieme a Roberto Saviano l'esperienza di Vieni via con me su un'altra emittente. L'opposizione insorge accusando il governo e i vertici di viale Mazzini di distruggere la televisione di Stato: l'intento è quello di creare un casus belli per poter gridare all'editto bulgaro e tornare in piazza a sventolare la bandiera della libertà di stampa. 

Tira brutta aria alla Rai. C'è addirittura chi avanza l'ipotesi del commissariamento. Di fatto, i palinsesti sono ancora bloccati. Si cerca di dare una forma ai programmi che saranno trasmessi dopo l'estate. Ma, nelle pieghe del dibattito, l'intellighenzia di sinistra ha forzato la mano per trasformare la discussione in scontro. Ci ha pensato il conduttore di Annozero lasciando RaiDue. Un divorzio consensuale. Un divorzio con un approdo garantito: l'onnivora La7 che, dopo aver dato la direzione del telegiornale a Enrico Mentana, sta lavorando per diventare la nuova Telekabul. Anche Fazio fa la sua parte. In una lettera inviata a Repubblica (leggi qui), il conduttore di Che tempo che fa racconta di aver dato la propria disponibilità di replicare Vieni via con me con l'autore di Gomorra. "L'accordo economico è stato immediatamente trovato - spiega Fazio - ma quello su cui accordo non può esserci è la rinuncia alle garanzie minime e indispensabili per continuare a svolgere il mio mestiere nello stesso identico modo in cui si è svolto sin ad oggi".

Cosa pretende Fazio?

Un piede in viale Mazzini e un piede fuori. Guarda altri lidi. Cerca nuovi contatti. "In queste ultime settimane - denuncia il giornalista di RaiTre - mi sono arrivati inquietanti frammenti di intenzione che di certo non hanno contribuito a rasserenare il clima". Ma dov'è il problema. Non certo per Che tempo che fa, programma che - a detta dello stesso Fazio - riprenderà fra tre mesi. Ma per Vieni via con me, trasmissione che non era in palinsesto. "Ho deciso che non sono più disponibile a ripetere l'esperienza in questa Rai - continua Fazio - se altrove troverò le condizioni necessarie, l'entusiasmo e la condivisione del progetto, il pubblico potrà ritrovare presto me e Saviano di nuovo insieme". Ed sono - con buone probabilità - gli studi di La7 la mira di Fazio. D'altra parte, prima ancora che la tempesta piombasse sulla Rai, il Fatto Quotidiano già scriveva che giornalisti come Santoro, Fazio e Gabanelli sarebbero migrati sulla televisione della Telecom.

Perché la profezia possa compiersi manca la Gabanelli.

Nella lunga lettera al quotidiano diretto da Ezio Mauro, Fazio lagna che "Milena Gabanelli nemmeno è stata ancora ricevuta" e che "a Floris è stato consigliato di dedicarsi a qualcosa di nuovo". E' forse un avvertimento?

Appare sempre più evidente che la querelle interna alla Rai venga utilizzata in modo strumentale dall'opposizione per gridare al bavaglio e per attaccare il governo. "Davanti a vicende come quella che oggi racconta Fazio c'è da trasecolare - tuona Pier Luigi Bersani - chi con perfetta cognizione di causa toglierà valore all'azienda pubblica che deve provvedere a promuovere e tutelare, pagherà di tasca propria".  Per il leader piddì, "il modo per garantire assieme pluralismo e risultati aziendali è aggiungere e non togliere". Nell'intento è ancora più chiaro l'Idv che, con il portavoce Leoluca Orlando, accusa: "La Rai, sotto dettato di Palazzo Chigi, sta mandando via i migliori professionisti che fanno prodotti di qualità, con grave danno economico per l’azienda in termini di introiti pubblicitari e per i cittadini che saranno sempre meno informati". 

Per la sinistra garantire il pluralismo significa dare la possibilità ai tribuni di attaccare liberamente il Cavaliere.

E se qualcuno cambia emittente, intascando milionari buoni uscita, ecco l'occasione per accusare Berlusconi di imbavagliare l'informazione. Una mossa che avevamo già visto anni addietro, a tempi del famoso "editto bulgaro".

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