«Uniamo tutti i moderati sotto le insegne del Ppe»

Mario Sechi

da Roma

Sì alla federazione dei moderati, no al partito unico. La politica è fatta di porte aperte, chiuse e spesso girevoli. Se Pier Ferdinando Casini sembra sbattere la porta della Casa delle Libertà, Mario Baccini, vicepresidente del Senato e pezzo da novanta dell’Udc apre quella della «federazione dei moderati», una galassia che sta a metà tra il vagheggiato Grande Centro e qualche idea simile che circola tra le parti di Forza Italia, An e Lega.
Presidente Baccini, non le sorge il dubbio che l’Udc abbia sbagliato ad andare e Palermo e finisca per diventare la stampella della sinistra?
«Questa è l’idea dei maligni. Noi siamo una vera e autentica opposizione al governo e alla sinistra. L’unico interesse della nostra azione è far cadere Prodi. Chi nel centrodestra dice il contrario non ha sensibilità politica».
Voi dite che l’esperienza della Cdl è finita. Ma dopo cosa c’è?
«Quello della Cdl è un progetto consumato. Abbiamo avuto quattro anni di sconfitte elettorali (comunali, regionali e politiche), vogliamo tornare a vincere. Abbiamo posto il problema della ristrutturazione del centrodestra e gli alleati ci hanno insultati. È offensivo dire che l’Udc passa dall’altra parte. Se questi sono gli amici, non abbiamo bisogno di nemici».
Proviamo a uscire dal saloon. Che ne pensa dell’idea di una federazione del centrodestra?
«No, io penso alla federazione dei moderati...».
La chiami come vuole, ma ci spieghi cos’è.
«Penso alla creazione di un soggetto politico, ispirato dal manifesto del Partito Popolare Europeo, in grado di tutelare le richieste dei cittadini e delle imprese, dei ceti penalizzati da questo bipolarismo che ormai fa solo una somma di sigle».
È un Grande Centro neodemocristiano o il discorso è aperto a Berlusconi, Fini e Bossi?
«Discorso aperto con tutti quelli che vorranno parteciparvi. L’egida del Ppe è la condizione sine qua non. Non è una somma di sigle, ma un contenitore di valori».
Perfino Scalfari dopo la manifestazione ha scritto che Berlusconi è il leader del centrodestra.
«La spallata non la dà la piazza, noi vogliamo vincere le elezioni. Con tutto il rispetto per Berlusconi, che io considero un gigante, ricordo che siamo andati al voto con il sistema proporzionale e ognuno difende la propria identità».
Vabbè, intanto Mastella ha detto che non esce dal governo e voi non avete capito niente.
«La politica farà il suo corso...e poi il problema non si risolve con scorribande da sinistra a destra o viceversa».
Come si misura la leadership? Chi guida la federazione?
«La federazione è una proposta alternativa al partito unico evocato da Berlusconi. Non solo ci sarà una carta dei valori ben chiara, ma anche un sistema democratico interno dove la classe dirigente è eletta in base alle scelte dei delegati. Insomma, io immagino una federazione e un partito dove Berlusconi ci sia, ma possa anche essere messo in minoranza».
Pensa forse alle primarie?
«Si potrebbe anche arrivare a questo e la federazione può essere un passaggio intermedio verso un bipolarismo completo».
Passiamo dalla teoria alla pratica: ci sarà un incontro tra i leader? Cosa farete?
«Gli incontri ci saranno, ma prima di farli l’Udc presenterà un documento politico sul quale chiederà adesioni. Sono questioni che vanno portate prima nelle sedi istituzionali del partito».
Scusi, ma due milioni di persone in piazza le non potete archiviare come un episodio.
«Sono attento a quello che chiedevano le persone in piazza che si opponevano alla Finanziaria. Che poi questo sia stato un Berlusconi day è più discutibile».
Guardi che quel movimento di popolo non era di plastica.
«Sbaglia chi pensa di attribuirsi i movimenti di popolo. In piazza San Giovanni c’era tanta gente che la pensa come noi».
Appunto... forse Fini ha interpretato meglio l’elettorato?
«Guardi, se Fini pensa di ereditare la guida della Cdl si sbaglia. Berlusconi non ha eredi politici».


Non chiederà anche lei a Berlusconi di fare un passo indietro?
«No, per me deve fare due passi avanti. Nessuno può dire a Berlusconi cosa deve fare, ma proprio lui ha la forza per smuovere questa politica bloccata. O pensiamo davvero che alle prossime elezioni si confronteranno ancora Berlusconi e Prodi?».

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