Unicredit, arriva il mea culpa di Profumo

Unicredit, arriva il mea culpa di Profumo

da Milano

«Errori di valutazione di una crisi che non ha precedenti dal 1929» e che impone «maggiore bisogno di capitali»; con queste motivazioni Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit, si è presentato al mercato dopo aver annunciato nella notte un aumento di capitale da 6,6 miliardi di euro e un forte taglio delle stime, finora sempre negati.
Unicredit pagherà il dividendo 2008 emettendo nuove azioni per 3,6 miliardi di euro. Gli azionisti del gruppo al posto di una cedola in contanti si troveranno in portafoglio nuova carta. Il piano prevede, inoltre, un collocamento di strumenti convertibili per 3 miliardi presso investitori istituzionali. Ma gli «azionisti-amici» del gruppo faranno la loro parte. Fondazione Cariverona e Fondazione Crt sottoscriveranno, rispettivamente, fino a 500 e fino a 300 milioni.
Sul fronte degli investitori istituzionali è arrivato anche l’appoggio di Mediobanca, pronta ad acquistare bond per 200-300 milioni di euro. E De Agostini è nel consorzio di garanzia per l’aumento di capitale «con un impegno massimo di 100 milioni», dice una fonte vicina alla società.
In tutto Unicredit beneficerà di un’iniezione di capitali freschi da 6,6 miliardi che secondo i calcoli porterà il core tier1 a fine 2008 (indice di solidità patrimoniale) al 6,7%, dal 5,5% di luglio. «Siamo e continuiamo a essere una banca molto solida», ha detto Profumo nel corso di una conferenza telefonica con la comunità finanziaria che si è tenuta ieri mattina dalle 8 alle 10, periodo in cui il titolo Unicredit era sospeso in Borsa dalle contrattazioni.
Ma oltre alla pillola amara di un dividendo in carta gli azionisti dovranno digerire anche il taglio delle stime di utile netto passate quest’anno a 5,2 miliardi di euro dai 6,9 miliardi precedenti. Quanto agli anni successivi «lo scenario è molto incerto - ha detto Profumo - e oggi non possiamo sapere in quale contesto opereremo nel 2010, se lo scenario sarà ulteriormente deteriorato o sarà migliore». Il piano deve ancora ricevere l’ok dell’assemblea degli azionisti attesa a metà novembre, mentre l’emissione dei titoli legati all’aumento di capitale è prevista tra dicembre e gennaio.
Oltre all’operazione già annunciata Unicredit ha altre cartucce da sparare, ha ricordato Profumo. Tra queste la cessione di alcune partecipazioni come il 3,3% di Atlantia, pari a 250 milioni di euro, e un altro 3,5% di Generali, detenuto tramite un bond convertibile. Il gruppo poi potrebbe cedere sportelli Capitalia.
Comunque, non sono bastate le parole del manager e nemmeno il nuovo aumento di capitale a placare le vendite, tanto che ieri il titolo ha aperto in calo del 16%, per recuperare durante la giornata e chiudere con un meno 5,5% a 2,9 euro (sempre meglio del meno 8,2% dell’S&P/Mib). Se fino a ieri su Unicredit gravavano i timori sulla situazione patrimoniale, ora il problema è diventato la credibilità del management. «Solo lo scorso 9 settembre Profumo aveva confermato gli obiettivi 2008», ricorda in una nota Goldman Sachs. Deluso anche un trader da Londra: «La manovra varata ieri dà l’impressione che il management non abbia una visione chiara della situazione all’interno del gruppo: nei giorni scorsi avevano smentito la necessità di un aumento di capitale e poi improvvisamente hanno fatto retromarcia».


Ieri, infine, per dare un segnale di fiducia al mercato, Profumo ha acquistato oltre 111mila azioni del gruppo bancario per un controvalore di 308mila euro. Al contrario Standard&Poor’s con una nota ha tagliato le prospettive sul titolo passandole a negative da stabili e mantenendo il rating A+ sul credito di controparte.

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