Unicredit sotto tiro in Piazza Affari Profumo tranquillizza i dipendenti

I timori su liquidità, aumento di capitale e sulla crisi immobiliare tedesca affondano il titolo: -10,2%

da Milano

Lo tsunami finanziario in Italia colpisce Unicredit e sbatte le quotazioni al minimo degli ultimi 10 anni. Il titolo ieri è stato sospeso più volte per eccesso di ribasso per poi chiudere la seduta con un calo del 10,2% a 2,975 euro. «Nonostante le turbolenze dei mercati globali, Unicredit è fiducioso nella sua posizione», con una lettera aperta ai dipendenti Alessandro Profumo, amministratore delegato del gruppo, ha provato a rassicurare gli animi dopo il crollo. Le inquietudini e le incertezze nei confronti di Unicredit sono collegate a tre fattori: i timori di una crisi di liquidità, la paura di un imminente aumento di capitale e le difficoltà del settore immobiliare in Germania.
«Gli indici di liquidità del gruppo sono di gran lunga sopra i limiti approvati dal cda, quando non fissati dalle authority», si legge nella lettera firmata da Profumo. Il manager aggiunge che le disponibilità a «è dieci volte sopra i limiti menzionati e garantisce liquidità al gruppo ben più a lungo del 2008».
Il timore di problemi di liquidità sul gruppo è arrivato dal mercato dei «cds», (credit default swap) un particolare strumento finanziario che indica il costo a cui va incontro una banca per assicurarsi da un eventuale fallimento dei propri crediti. «Ieri il senior credit default swap di Unicredit a cinque anni è passato da 50 punti base a 140» afferma un operatore. Tradotto, significa che se la mattina per Unicredit assicurare un credito da 10 milioni di euro dal rischio di default sarebbe costato 50mila euro in un anno, la sera il prezzo era già lievitato a 140mila euro l'anno, indicando un forte crollo di fiducia.
Ma non è tutto. Ieri nel mirino degli investitori è finita anche la solidità del gruppo. Unicredit ha un Core Tier I (indice di solidità patrimoniale) del 5,5%, «non è il massimo se confrontato con quella degli altri gruppi bancari europei, superiore al 6%», spiega un analista che aggiunge: «Nel portafoglio del gruppo si trovano 10 miliardi investiti in prodotti strutturati, i più colpiti dalla tempesta finanziaria». Da tempo sul mercato circolano voci secondo cui il gruppo potrebbe varare un aumento di capitale da 4/5 miliardi per rafforzare la propria solidità finanziaria. La società ha più volte smentito operazioni di questo tipo. Prima di dover chiedere soldi al mercato, Profumo ha diverse cartucce da sparare. La più importante è quella delle dismissioni. «Il gruppo potrebbe raccogliere almeno 4 miliardi di euro cedendo alcune attività» spiega un analista.
A peggiorare una seduta già critica ieri è intervenuto anche il crollo di due società tedesche: Hypo Real Estate ha perso il 72% e Commerzbank il 22%. Dopo l’acquisto di Hvb, Unicredit è la terza banca tedesca con una forte esposizione nel settore immobiliare.


«Liquidità, solidità patrimoniale e Germania, fanno da cassa di risonanza della crisi. Unicredit dovrebbe chiarire la propria strategia al mercato» spiega un analista. Ma i prossimi appuntamenti col mercato sono lontani, il gruppo comunicherà la trimestrale solo il prossimo 11 novembre.

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