«Unipol fa i suoi interessi, non politica»

Antonio Signorini

da Roma

Con l’Opa su Bnl Unipol ha preso una decisione ponderata perché l’operazione ha un reale valore industriale visto che - se andrà in porto - tra banca e assicurazione si metteranno insieme nove milioni di clienti. Poi non è in contraddizione con la storia delle cooperative, visto che già da cento anni si occupano di banche. A sostenerlo è Giuliano Poletti, presidente di Legacoop, che replica così a Giuliano Amato che ieri ha criticato la scalata della compagnia al gruppo bancario romano sostenendo che i soldi potevano essere impiegati in altre «cose utili». Il presidente delle cooperative rosse cui fa capo la compagnia di Giovanni Consorte è anche finito nelle intercettazioni sul caso Bnl, citato dallo stesso Consorte, ma le sue parole - spiega - sono state riportate male.
Ha veramente parlato a Consorte dell’interessamento di Walter Veltroni?
«Dalla lettura delle trascrizione risulta una situazione che non risponde al vero. Nella sostanza è solo successo che in occasione di un convengo pubblico sul Mediterraneo e la cooperazione ho scambiato qualche opinione con Veltroni che era tra i partecipanti. Lui mi ha manifestato la sua preoccupazione e il suo interesse per quanto si stava leggendo sulla stampa a proposito dell’interessamento di Unipol a Bnl».
Quindi Veltroni si è occupato di Bnl?
«Nella sua veste di sindaco di Roma e in considerazione del ruolo e del radicamento di Bnl nella capitale. Poi io non ho fatto altro che riferire questa annotazione del sindaco a Consorte e lo considero giusto visto che si tratta di un’iniziativa importante. Ho letto che avrei riferito di rassicurazioni e altro, ma non è questo quello che ho detto».
Emergono ancora una volta nomi di politici di entrambi gli schieramenti...
«Ma è del tutto normale che di fronte a iniziative economiche importanti, chi le pensa e le realizza cerchi di utilizzare il suo sistema di relazioni, il rapporto con la politica e con la pubblica amministrazione. Ovviamente deve tutto avvenire dentro la legge e le regole».
Nessun rischio per la trasparenza del mercato?
«Qualsiasi cittadino che decide di portare un’impresa in una città va dal sindaco a dirglielo. Mi sembra normale ed è strano che ci sia qualcuno che si meraviglia. Se il rapporto è corretto e lineare non c’è nessun problema».
Dalle intercettazioni non emerge un rapporto poco lineare tra istituzioni, politica e soggetti economici?
«No, per quanto ne posso capire. Ma non saprei che dire visto che, per quanto mi riguarda, ho trovato scritto l’opposto di quanto ho detto. A me pare semmai che ci sia stato un uso improprio delle intercettazioni. In casi come questi ognuno tira la giacca a qualcun altro; forse è normale ma a me non piace».
A lei non dà fastidio che si indichi Unipol come lo strumento di un progetto più politico che industriale? Non c’è il rischio che si incrini l’immagine sopra le parti che Legacoop si è costruita negli ultimi anni?
«Come Legacoop noi la storia non la possiamo riscrivere. L’Italia ha vissuto per decenni in una situazione di collateralismo, di rapporti stretti tra organismi sociali e partiti. Ora questa fase è finita e ogni organizzazione senza rinnegare la propria storia si confronta con le istituzioni e con la politica sulla base degli interessi che rappresenta».
L’ultima critica all’operazione Unipol-Bnl è di quelle che pesano: Giuliano Amato ha detto che la compagnia delle cooperative rosse avrebbe potuto utilizzare meglio i suoi soldi...
«Amato è un amico della cooperazione e la sua osservazione è legittima. È ovvio li avrebbero potuti investire diversamente però non dimentichiamo che la decisione è stata presa da un gruppo dirigente che ha valutato bene la situazione. Siamo di fronte a un’iniziativa che se si realizzerà metterà insieme nove milioni di clienti. Poi stiamo parlando di Bnl, una banca che ha già al suo interno Coopercredito e Artigiancassa. Se questa iniziativa imprenditoriale andasse in porto rappresenterebbe un nuovo punto di qualità del sistema finanziario e assicurativo nazionale».
Non si tradiscono lo spirito (e gli statuti) delle cooperative come dicono in molti?
«È un’operazione pienamente dentro la missione delle cooperative. D’altra parte le banche popolari e il credito cooperativo sono realtà che esistono da un secolo».
Come spiega l’opposizione netta del sindacato alla scalata di Unipol?
«Per quanto riguarda il sindacato lo capisco. Rispetto a una situazione stabilizzata come la Bnl ci possono essere comprensibili preoccupazioni per le conseguenze dei cambiamenti. Però certi commenti dei sindacati mi sembrano totalmente sopra le righe. Spero che la prossima settimana, quando Unipol renderà noto il piano industriale, anche con loro si possa aprire un rapporto di merito».


Cosa si aspetta ora?
«Che questa vicenda prenda la sua strada. Che sia misurata nelle sedi giuste e alla fine si assuma una decisione serena sul futuro. Purtroppo l’Italia è un Paese dove tutto è difficile. Siamo destinati a soffrire».

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