Gli Usa alzano i toni e la Russia risponde Ritorna la Guerra fredda

Putin replica alle accuse della Clinton sui brogli: fomenta disordini. E si alzano i toni anche sulla Siria, l’Iran e lo scudo spaziale

Gli Usa alzano i toni e la Russia risponde Ritorna la Guerra fredda

Vent'anni dopo il crollo dell'Unione Sovietica tornano a soffiare venti di guerra fredda? Sembra proprio di sì dopo il duro botta e risposta fra il primo ministro Vladimir Putin e il segretario di Stato americano Hillary Clinton, accusata di «fomentare» le proteste sul risultato delle elezioni in Russia. Il casus belli è il voto di domenica scorsa messo in dubbio dalla Clinton sul piano di «libertà e correttezza».

La tensione con Washington si è impennata ieri grazie alle dichiarazioni di fuoco del premier Putin, che pur mantenendo la maggioranza parlamentare ha perso una valanga di voti nelle elezioni. Secondo l'ex colonnello del Kgb gli Stati Uniti «fomentano» le proteste post elettorali in Russia. Subito dopo il voto la Clinton aveva lanciato pesanti dubbi sul processo elettorale, avallando l'ipotesi di brogli. «Ha affermato che le elezioni non erano libere, senza nemmeno aspettare il rapporto degli osservatori - sbotta Putin -. Questo ha dato il via ad alcuni gruppi politici che recependo il segnale del segretario di Stato americano si sono messi all'opera».

Da domenica si sono susseguite a Mosca e in altre città manifestazioni di protesta su presunti brogli. Almeno mille persone sono state fermate dalla polizia. Sabato è prevista un'altra manifestazione a Mosca, che ha registrato 25mila adesioni solo via Internet.

Putin bolla alcune frange di oppositori come «mercenari (...) che prendono ordini dagli Stati stranieri per influenzare il processo politico interno». Il riferimento è a Ong e gruppi della società civile, che denunciano irregolarità nel voto di domenica. Il premier accusa gli occidentali di aver versato centinaia di milioni di dollari negli ultimi 12 anni per cercare di farlo fuori politicamente. «Sappiamo tutti che ci sono persone nel nostro Paese che vogliono esasperare la situazione in Russia, così come è successo in Kyrgyzstan e in Ucraina», ha sostenuto il primo ministro. Il riferimento è alla rivoluzione arancione a Kiev, che aveva spodestato gli amici di Mosca e alla più sanguinosa successione al potere nell'ex repubblica sovietica dell'Asia centrale. «Siamo una grande potenza nucleare e questo solleva qualche preoccupazione - sostiene Putin -. (Gli americani, nda) provano a scuoterci per non farci dimenticare chi comanda nel mondo».

Non è un caso che le sferzate del primo ministro siano state pronunciate proprio ieri. L'8 dicembre di 20 anni fa si dissolveva ufficialmente l'Unione Sovietica. Non solo: Putin si sta preparando alle presidenziali di marzo per il terzo mandato al Cremlino.
Hillary Clinton ha risposto a muso duro: «Le mie preoccupazioni sono ben fondate. Abbiamo espresso perplessità sul modo in cui sono state condotte le elezioni. Sosteniamo i diritti e le aspirazioni del popolo russo e vogliamo aiutarli a realizzare un futuro migliore». Il segretario di Stato Usa parlava da Bruxelles dove la Nato e la Russia non hanno raggiunto alcun accordo su un'altra patata bollente, lo scudo anti missile da impiantare in Europa. Mosca lo vede come una minaccia alla sua deterrenza missilistica strategica, Washington replica che è una difesa contro Paesi come l'Iran o gruppi di terroristi.

Il braccio di ferro riguarda anche altri scenari da guerra fredda. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha ribadito nelle ultime ore che Mosca «respinge qualsiasi ultimatum alla Siria per la soluzione del conflitto interno. Non dobbiamo considerare il malcontento di alcuni Paesi del Medio Oriente in termini di interessi geopolitici di altre nazioni». Non solo: si sta facendo strada la pista russa per il super drone americano finito pochi giorni fa nelle mani degli iraniani durante una missione di spionaggio.

Secondo Stephen Trimble, esperto di aeronautica militare, il velivolo senza pilota Sentinel, che avrebbe dovuto autodistruggersi, è finito nel mirino di un sistema speciale che si chiama Avtobaza, una centrale mobile capace di interferire nelle comunicazioni: Mosca lo ha fornito all'Iran a metà ottobre.

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