Usa, s'infiamma il dibattito tra i repubblicani E nei sondaggi cresce Cain, l'ex re della pizza

Nell'ultimo dibattito tra i repubblicani svoltosi a Las Vegas duri attacchi di Perry a Romney: "Hai assunto immigrati irregolari". Ma nel mirino finisce soprattutto Herman Cain, ex manager di una catena di pizzerie. VIDEO

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E nei sondaggi cresce Cain, l'ex re della pizza
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La lunga marcia per la scelta dello sfidante di Obama va avanti. Si è svolto, a Las Vegas, il quinto dibattito dei candidati repubblicani alle primarie. Rispetto ai primi duelli c'è una novità sostanziale: se fino ad ora era sempre stata una sfida a due, tra Mitt Romney e Rick Perry, ormai è salito alla ribalta un terzo candidato in grado di impensierire gli altri due. E' Herman Cain, l'ex magnate della catena Godfather's Pizza. Anche se gli scontri più duri sono quelli che hanno coinvolto Perry e Romney

"Io sono un conservatore autentico e non un conservatore per convenienza", ha detto il governatore del Texas Perry rivolgendosi a Romney. Un'accusa durissima, che strizza l'occhio ai Tea Party, che da tempo accusano Romney di essere troppo moderato. Subito dopo Perry ha guardato in faccia il suo rivale e lo ha accusato di aver dato lavoro a immigrati irregolari: e come fa - è il messaggio sottile - uno che fa queste cose ad affrontare nel modo giusto il delicato tema dell'immigrazione? Un vero e proprio colpo basso a cui Romney ha risposto così: non ho mai assunto un clandestino in tutta la mia vita. Però, a ben vedere, già nel 2008 era emerso che nella casa dell'ex governatore del Massachusetts lavoravano numerosi clandestini che facevano parte di una società addetta alla cura del prato.

Tutti contro Cain. Al dibattito hanno partecipato anche la deputata del Minnesota Michele Bachmann, il deputato ultraliberista del Texas, Ron Paul, l'ex senatore della Pennsylvania Rick Santorum e l'ex speaker della Camera Newt Gingrich, della Georgia (l’ex ambasciatore americano in Cina Jon Huntsman era assente). Il punto su cui tutti sono apparsi d'accordo è stato il netto rifiuto alla proposta economica di Cain, l'ormai celebre "piano 9-9-9" che prevede un'aliquota del 9% sul reddito personale, un'imposta del 9% sulle vendite e una tassazione sempre del 9% per le imprese.

Il manager, che non ama essere chiamato afroamericano, ma preferisce "nero d’America", è stato costretto a difendere il suo  piano di riforma fiscale, criticato da uno studio pubblicato dall’indipendente Tax Policy Center. Qualcuno sostiene che sia un po' troppo ambizioso anche per il partito repubblicano, sempre più ispirato dagli ideali del Tea Party ma che sa che deve vincere le elezioni anche grazie ai voti di un ceto medio, deluso da Obama e già colpito dalla crisi economica.

"La ragione perché il mio piano è stato attaccato così tanto - ha tentato di difendersi Cain - è perché i lobbisti, i commercialisti, i politici non vogliono buttare l’attuale sistema fiscale e mettere qualcosa così semplice e giusta".

 

 

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