Chi l'ha detto che l'alcolista debba essere senza nome e cognome e pure senza il conforto della famiglia? Scolata l'ultima goccia, rigirato il bicchiere e svuotato il frigorifero si rimane soli davanti a se stessi, davanti alla dipendenza, davanti alla vita che probabilmente non scorre come dovrebbe, veloce come il vino attraverso il collo della bottiglia. Ma, più di tutto, si rimane soli.
La strada per uscire è stretta, è noto, ma c'è spazio per farsi prendere per mano da familiari, parenti e amici. Perché spesso in solitudine la disperazione aumenta in mole e l'alcolismo diventa una macchia da nascondere sotto il tappeto. Tra le tante strade per uscire dalla dipendenza ce n'è una inclusiva, invece che esclusiva. Un abbraccio in cui si stringono i familiari e i “compagni” di percorso. Si chiama metodo Hudolin e prende il nome dal neuropsichiatra croato che ha sviluppato questa via d'uscita all'alcolismo. E' anche una questione nominale: il punto di incontro si chiama “club”. Ed è una questione di forma che poi si riflette anche nella sostanza di questi incontri: l'ambiente è molto informale e si discute di tutto. Sembra di essere nel salotto di un amico, piuttosto che nell'ambulatorio del medico. E il segreto del metodo Hudolin è proprio questo.
Abbiamo incontrato Andrea Tramontano, responsabile per il Basso Lodigiano dell'Associazione dei club alcologici territoriali (Acat) e si sono schiuse le porte di un piccolo mondo: una comunità che combatte unita per strappare (e strapparsi) di mano il bicchiere. “Sono diventato da poco responsabile del club, prima se ne occupava mio padre e ora il testimone è passato a me. E' un lavoro molto impegnativo, ma le soddisfazioni umane sono molte”. Gli incontri si sviluppano attorno al dialogo: ogni partecipante racconta la sua settimana e comunica da quanto tempo non beve. “In ogni gruppo c'è un conduttore che “modera” la discussione tra i presenti – spiega Tramontano -. Nei nostri incontri l'alcolista si presenta con la famiglia e tutti componenti del nucleo parlano e si raccontano. Lo scopo del percorso, che dura anni, è l'allontanamento totale da tutte le sostanze alcoliche. Perché l'alcol non è solo nel vino, nella grappa o nei cocktail ma anche in sostanze che consumiamo quotidianamente”. Aceto, cioccolatini o prodotti di pasticceria, per esempio. Qualche piccolo sacrificio per allontanare il fantasma di un mostro che divora vite e famiglie intere. Perché l'alcolismo non è una questione privata, ma un incubo contagioso che pesa come una cappa di piombo su tutte le persone che vivono con l'alcolista.
“Spesso chi viene da noi – prosegue Tramontano – è spinto proprio dalla famiglia, dalla moglie o dai figli. Da chi vive tutti i giorni fianco a fianco di una persona e si rende conto che, senza un aiuto, non è possibile dargli una mano per uscire dal baratro. La famiglia nel nostro percorso è coinvolta ed è questo il passaggio fondamentale che rende differente il nostro metodo da tutti gli altri. Proprio grazie alla comprensione e all'aiuto delle persone care che si più sconfiggere la dipendenza e ritornare a una vita normale”. Negli occhi di Tramontano si srotolano storie di famiglia distrutte e poi ricomposte, vite disperate che riescono a riafferrare un sorriso fuori dal tunnel dello stordimento alcolico. Senza aiuti chimici e senza psicofarmaci. “Nei casi più gravi alcune persone assumono farmaci come l'Antabuse, medicine che inibiscono l'assunzione dell'alcol. Ma, ovviamente, in queste circostanze a decidere è il medico della Asl”.
“L'alcol – ci racconta Tramontano -, è un problema che tocca tutte le categorie sociali; cambiano le modalità dell'assunzione e la qualità/tipologia delle bevande ma il risultato è equivalente. I nostri gruppi sono uno spaccato della società in cui si confrontano tutte le categorie. Il fenomeno più preoccupante è il continuo abbassamento dell'età di chi inizia a bere: ormai il problema dell'alcol tocca ragazzi e adolescenti”.
Ma il risveglio dall'incubo è più vicino di quanto si possa credere basta parlarne con le persone care e crederci un po'. E i club Aicat insegnano proprio questo.Contatti:
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