Vanni inventa i manifesti con la caccia all’errore

Vanni inventa i manifesti con la caccia all’errore

(...) in genovese a dire il vero, un vecchio proverbio per chi, caduto da cavallo, non vuole ammettere l’infortunio. Ma non si può applicare al caso di Vanni. Perché lui ha le prove. E dimostra subito, a giro di mail, che stava proprio aspettando i risultati del suo errore, del suo anacoluto elettorale. «Non tutti hanno compreso la volontà dell’errore - scrive ancora il candidato -. E mi piace raccontarvi che c’è un genovese, abitante nella Valbisagno, che con grande senso civico di partecipazione e massima precisione, ha corretto tutti i manifesti cancellando con un pennarello lo zero in più». Vero. Con tanto di foto che lo testimoniano. L’8-- viene automaticamente corretto e adeguato alla trovata. Un errore, quello grave, è stato rimediato. Anzi, per dirla con il diritto, il fatto non sussiste.
Poi c’è l’altra parte della «critica», quella opinabilissima. Quella sul contenuto del «secondo giro» di manifesti, nei quali Vanni compare sul serio, uscito dall’obiettivo di una macchina fotografica e non dalla punta della sua matita. E compare accanto a due ragazzi, i suoi figli Irene e Andrea, con lo slogan «Comunicare con i giovani. La mia forza». L’appunto era provocatorio: ma dopo una genialata come quella del «Forza Vanni», del milione di posti solo a Genova e dell’autoritratto a fumetti, c’era proprio bisogno di «banalizzarsi» con uno slogan sui giovani? L’interessato questo aspetto lo ha studiato a fondo, ha «copiato» un manifesto in stile kennediano che non è neppure una novità per Genova, visto che Pier Luigi Baglioni, candidato consigliere comunale negli Anni Sessanta aveva già scelto di rompere gli schemi facendosi ritrarre con la sua famiglia (sia chiaro, nessuna voglia di fare i saputelli, questo dettaglio ce lo ha fatto sapere lo stesso Baglioni). Ma, si diceva, Vanni rivendica la sua scelta. «I giovani sono il nostro futuro, senza di loro Genova non ha futuro, sono forse giustamente le persone più distanti e indifferenti a questa politica, assomigliano a dei fantasmi che si materializzano solo di notte, parlarne li riporta nella nostra vita e nel nostro quotidiano - garantisce il candidato a metà tra il padre e il fumetto -. Per ultimo, lasciatemelo dire, non so se sarò eletto, ma per la prima volta in tanti anni i miei figli hanno deciso in modo spontaneo di esporsi pubblicamente standomi vicino e facendo una cosa importante per me. Scusate, ma per un padre non è poco». Chapeau. Nove e mezzo.

Anche noi non sappiamo se sarà eletto ma, per ora, ci sentiamo di riconoscergli la vittoria nella campagna elettorale. Ce lo lascia solo un margine di mezzo voto per poter migliorare il giudizio quando scopriremo perché ha commesso il prossimo errore?

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