Tra i nuovi cardinali c'è anche il nunzio che si è tolto la croce per Napolitano

Lo svizzero Tscherrig, reduce dalla cerimonia laica per il presidente emerito, tra i nuovi ingressi nel sacro collegio. Intanto Francesco si prepara al Sinodo

Tra i nuovi cardinali c'è anche il nunzio che si è tolto la croce per Napolitano

Non c'era esattamente la folla delle grandi occasioni ieri in piazza san Pietro per il concistoro con cui Francesco ha creato ventun nuovi cardinali. Sul sagrato, invece, tante le berrette rosse e viola per assistere al rito. Molti cardinali e vescovi sono già a Roma, arrivati da ogni parte del mondo, per partecipare alla prima sessione del Sinodo sulla sinodalità che verrà inaugurata il prossimo mercoledì. Sia l'elenco dei padri sinodali che quello dei nuovi cardinali presenta la forte impronta del Papa che intende dare continuità alle riforme attuate in questo decennio.

Il sacro collegio nel nome di Francesco

Con quello di ieri, Francesco ha eguagliato Giovanni Paolo II: nove concistori, con la differenza che Wojtyła ha regnato per 26 anni mentre Bergoglio è all'11esimo anno di pontificato. In caso di Conclave, sarebbero 136 i cardinali ad entrare in Cappella Sistina, mentre 106 sono i non elettori. Tra questi ultimi c'è anche chi non è ultraottuagenario: il cardinale Angelo Becciu, infatti, pur avendo appena 75 anni continua ad essere indicato nella lista dei non elettori dopo aver perso i diritti del cardinalato tre anni fa. Un'esclusione su cui non tutti i canonisti sono d'accordo e che potrebbe diventare motivo di discussione in un eventuale periodo di sede vacante.

Sono ben 98 i cardinali elettori creati durante l'attuale pontificato, mentre solo 40 sono i "sopravvissuti" dell'era wojtyłan -ratzingeriana. Tuttavia, i concistori di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI si caratterizzavano per un maggior equilibrio per ciò che riguarda gli orientamenti dei nuovi cardinali: ad esempio il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco settantenne, ha ricevuto la porpora da Ratzinger a cui non ha lesinato critiche nel corso degli anni. Invece Francesco - con qualche eccezione, soprattutto nei primi concistori - ha voluto che il sacro collegio assumesse l'immagine di quella "Chiesa in uscita" da lui auspicata. D'altra parte, il suo sguardo sulla Chiesa va oltre la durata di questo pontificato come ha dimostrato la battuta ricorrente su Giovanni XXXIV, ovvero il nome che secondo lui il suo successore dovrebbe assumere.

I nuovi cardinali

Francesco li aveva annunciati lo scorso luglio durante l'angelus in piazza san Pietro. Ieri i nuovi cardinali hanno giurato fedeltà ed obbedienza al Papa sul sagrato della Basilica. L'unico assente è stato Luis Pascual Dri, cappuccino argentino 96enne "premiato" per il suo servizio da confessore. Non l'unico connazionale del Papa: a ricevere l'anello anche il gesuita Ángel Sixto Rossi, arcivescovo di Cordoba e Víctor Manuel Fernández, neoprefetto del dicastero per la dottrina della fede. Non c'è solo la nazionalità a legare questi ultimi due prelati a Bergoglio ma un lungo rapporto di amicizia che risale agli anni bonaerensi.

Tra i fedeli in piazza, il nome più applaudito è stato quello di François-Xavier Bustillo, spagnolo di nascita ma arcivescovo di Ajaccio, che ha solo 54 anni ma si è fatto conoscere ed apprezzare per i suoi scritti che denunciano la marginalizzazione di Dio in Occidente. Un suo libro sul ruolo dei sacerdoti, "Testimoni, non funzionari", è stato più volte lodato dal Papa che lo ha fatto regalare ai preti al termine della messa crismale del 2022. Anche ieri, nell'omelia, Francesco si è richiamato al concetto del libro di Bustillo invitandoli ad essere "evangelizzatori evangelizzati, e non funzionari". Applausi dai pochi gruppi al seguito anche per il rettore dei salesiani Ángel Fernández Artime, il vescovo eletto di Setúbal e organizzatore della Gmg di Lisbona Américo Manuel Alves Aguiar, l'arcivescovo di Łódź Grzegorz Ryś, il patriarca di Gerusalemme dei latini Pierbattista Pizzaballa, il vescovo malese Sebastian Francis e l'arcivescovo coadiutore di Tabora, Protase Rugambwa. In piazza, al momento dell'imposizione della berretta al vescovo di Hong Kong Stephen Chow Sau-yan, sono state sventolate bandierine della regione e non quelle della Cina.

Entrano nel sacro collegio anche i curiali Robert Francis Prevost, agostiniano statunitense che guida il dicastero per i vescovi e Claudio Gugerotti, prefetto del dicastero per le Chiese orientali con una lunga e lusinghiera carriera diplomatica alle spalle. Porpora anche per due nunzi apostolici: il francese Christophe Pierre attualmente negli States e lo svizzero Emil Paul Tscherrig che occupa la poltrona principale di Villa Giorgina e si è fatto notare questa settimana per essersi tolto la croce pettorale nella cerimonia di commemorazione del presidente emerito della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano.

Porpora anche per l'arcivescovo di Juba Stephen Ameyu Martin Mulla, l'arcivescovo di Bogotà Luis José Rueda Aparicio, l'arcivescovo di Madrid José Cobo Cano e per i due non elettori Diego Rafael Padrón Sánchez, arcivescovo emerito di Cumaná, e Agostino Marchetto, apprezzato storico del Concilio Vaticano II.

Verso il Sinodo

Nonostante gli abbracci e le congratulazioni che i veterani del sacro collegio hanno scambiato con le new entries, il clima nella Chiesa è tutt'altro che sereno. Parlando del Sinodo, Francesco ha più volte ironizzato raccontando di una sua telefonata ad una suora che gli ha espresso la paura di veder cambiare la dottrina. In realtà, il timore che quella religiosa ha avuto il coraggio di manifestare al Papa in persona è diffuso anche più in alto dopo la pubblicazione dell'Instrumentum laboris.

I dubbi riguardano anche l'impostazione del Sinodo in sé che per la prima volta vedrà la possibilità per alcuni laici - scelti dal Papa su indicazione delle Conferenze episcopali - di votare sebbene Paolo VI abbia voluto quest'istituzione come Sinodo dei vescovi, in adesione agli insegnamenti del Concilio Vaticano II. L'opposizione alle istanze che vorrebbero rivedere il catechismo della Chiesa cattolica troverà espressione nel periodo dei lavori sinodali o rimarrà sotterranea?

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