Ora il Vaticano chiede i soldi a Becciu: "Danno d'immagine"

Richiesta milionaria di risarcimento da parte della Santa Sede per gli imputati del processo sull'affare del palazzo di Londra

Ora il Vaticano chiede i soldi a Becciu: "Danno d'immagine"
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Una richiesta di 138 milioni di euro come risarcimento per il danno d'immagine che la Santa Sede ha subìto con lo scandalo del palazzo londinese. Questo è quanto verrà avanzato da Paola Severino, già ministro della giustizia del governo Monti ed oggi legale di parte civile di Segreteria di Stato e Apsa nel processo in corso in Vaticano per la vicenda legata agli investimenti finanziari della Santa Sede nella City.

C'è anche Becciu nella lista

Secondo quanto riferisce Il Corriere della Sera, la cifra è stata calcolata sulla base di una perizia realizzata da esperti che hanno così quantificato il danno d'immagine. La Santa Sede intende chiederne conto agli imputati del processo iniziato nel luglio del 2021 basandosi sul fatto che la Segreteria di Stato sarebbe la "vittima della condotta spregiudicata di chi ha sperperato milioni in operazioni rischiose e affidate a consulenti che avevano di mira soltanto i loro interessi". Tra gli imputati destinatari della richiesta di risarcimento, il nome più famoso è senz'altro quello del cardinale Giovanni Angelo Becciu, già potentissimo sostituto e poi prefetto dell'allora Congregazione delle cause dei santi. Il porporato sardo fu esautorato da quest'ultimo incarico proprio in una drammatica udienza del 24 settembre del 2020 in cui il Papa gli disse di non avere più fiducia in lui perché l'ufficio del promotore di giustizia lo aveva messo al corrente di possibili atti di peculato da lui commessi. Da allora Becciu ha perso anche i diritti del cardinalato, pur rimanendo nel sacro collegio. Successivamente il prelato è stato rinviato a giudizio con altre nove persone ma si è sempre proclamato innocente. Non è stato rinviato a giudizio, invece, monsignor Alberto Perlasca, capo ufficio amministrativo della Segreteria di Stato ai tempi dell'affare londinese e divenuto il principale accusatore di Becciu.

Le richieste di condanna

Oggi e domani sono previste nuove udienze del procedimento penale nella sala polifunzionale dei Musei Vaticani divenuta aula di tribunale. Lo scorso luglio il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi ha fatto le sue richieste di condanna per i dieci imputati: per Becciu, primo cardinale della storia ad andare a processo nello Stato del Papa, sono stati chiesti 7 anni e 3 mesi di reclusione, nonché l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e 10.329 euro di multa. Le altre richieste: per l'ex presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria, René Brülhart, 5 anni e 4 mesi per l'ex segretario di Becciu monsignor Mauro Carlino; 9 anni e 9 mesi per lo storico consulente finanziario della Segreteria di Stato Enrico Crasso, 4 anni e 3 mesi per l'ex direttore dell'Aif Tommaso Di Ruzza, 13 anni e 3 mesi per l'ex dipendente della segreteria Fabrizio Tirabassi, 4 anni e 8 mesi per Cecilia Marogna, 11 anni e 5 mesi per il broker Raffaele Mincione, 7 anni e 6 mesi del broker Gianluigi Torzi e 6 anni per l'avvocato di quest'ultimo Nicola Squillace. Anche a loro, così come l'ex sostituto della Segreteria di Stato, verrà chiesto conto della richiesta di risarcimento milionaria che sarà presentata dall'avvocato Severino sulla base della perizia che ha quantificato i presunti danni d'immagine alla Santa Sede.

Il cardinale Becciu ha sostenuto la sua innocenza durante tutta la durata del procedimento e i suoi stessi legali, Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, hanno contestato la richiesta di condanna di Diddi sostenendo che "neanche un giorno sarebbe una pena giusta. Solo il riconoscimento dell'assoluta innocenza e l'assoluzione piena rispecchiano quanto accertato in modo chiarissimo".

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