Bagnasco: "L'amore del popolo più forte della distorsione dei media"

Intervista all'arcivescovo emerito di Genova che è stato uno stretto collaboratore di Benedetto XVI ai tempi della presidenza Cei

Bagnasco: "L'amore del popolo più forte della distorsione dei media"

Già arcivescovo metropolita di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco è divenuto presidente della Conferenza episcopale italiana proprio durante il pontificato di Benedetto XVI, nel 2007, ed ha concluso il suo mandato con Francesco regnante, dieci anni dopo. Il porporato, che fra pochi giorni compirà 80 anni e uscirà dunque dalla lista degli elettori in un futuro Conclave, può vantare numerosi ricordi personali del primo Papa emerito della storia. Il Giornale.it lo ha intervistato al termine della messa esequiale in piazza San Pietro.

Eminenza, come cardinale e presidente dei vescovi italiani lei è stato uno stretto collaboratore di Benedetto XVI. Quali sono i ricordi che più si porta nel cuore di lui?

Tutte le udienze che ho avuto la grazia di avere e che mi hanno sempre edificato. Ne sono stato molto onorato perché ho imparato moltissimo a contatto con questa intelligenza molto lucida, sempre, fino all'ultimo. Poi ricordo la sua cultura, che tutti gli riconoscono, e soprattutto la sua grande fede adamantina. Benedetto XVI ha sempre avuto un'anima trasparente, senza retropensieri. Ogni incontro con lui lasciava un senso di grandissima tenerezza. E questo non vale solo per me: tantissime persone da lui incontrate almeno una volta - anche tra quelle che vivono in strada - mi hanno raccontato che questa era l'immagine che trasmetteva. Da lui si riceveva sempre un'onda di calore.

Nel suo testamento spirituale, Benedetto XVI ha definito l'Italia una "seconda patria". Che considerazione aveva per la Chiesa in Italia?

Ottimo, direi di grande stima e di crescente affetto perchè riconosceva nella Chiesa in Italia la profondità di fede e l'affetto alla sede apostolica. Da vescovo di Roma si sentiva profondamente legato al nostro Paese e alla nostra Chiesa. Riteneva che la Chiesa in Italia potesse dare in un certo senso il buon esempio ed aiutare la Chiesa nel mondo.

In questi giorni di esposizione della salma e oggi per il funerale abbiamo visto in piazza San Pietro tantissimi giovani religiosi e religiose, presumibilmente entrati in seminario o in convento durante il suo pontificato. Si può parlare di una primavera benedettina per le vocazioni?

Non so se le vocazioni siano cresciute o meno, spesso sia dice siano in calo e lo si vede. Detto questo non dobbiamo perdere mai la fiducia! I sacerdoti non devono scoraggiarsi perché - come si suol dire - sono sempre sul pezzo nei loro compiti e nelle loro parrocche. Io sono testimone di questo e gliene sono molto grato. Certamente, questi giorni ho visto tanti giovani sfilare davanti al feretro di Benedetto. Sacerdoti e non sacerdoti. Questo è un grande messaggio perchè vuol dire che anche i giovani si sono sentiti affascinati dalla bontà e dall'intelligenza di questa figura che era un po ' una luce nelle contraddizioni del nostro tempo.

Non sempre i media hanno raccontato il pontificato di Benedetto XVI come meritava di essere fatto. Ora che non c'è più, come crede che non dovrebbe essere ricordato Joseph Ratzinger?

Come spesso è stato rappresentato in generale dai media. Ovvero creando una figura totalmente distorta. Si è letto spesso o sentito nei vari talk-show quella che è solo una caricatura.

Lo si è descritto come una persona distaccata, fredda, accademica e basta, dura. Ciò è stato fatto con l'intenzione di demolirlo agli occhi del popolo. quel popolo che oggi, però, era tutto in piazza a rendergli omaggio.

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