Il timore dell'agnostico Marcel Proust di vedere le chiese trasformate in "musei, sale per conferenze o case da gioco" rischia di concretizzarsi? Uno spettro che non riguarda solo la Francia, ma tutto l'Occidente che affonda le sue radici nella cultura greco-romana e giudaico-cristiana. Il cristianesimo arretra un po' ovunque, persino negli Stati Uniti a cui Joseph Ratzinger guarda con apprezzamento considerandoli un modello per il ruolo della fede nel dibattito pubblico.
Il calo negli Stati Uniti
Fino all'inizio degli anni '90, quasi il 90% degli statunitensi si proclamavano cristiani. In questi decenni è cresciuta la disaffezione religiosa con un'ulteriore accelerazione negli anni più recenti. Il Pew Research Center ha realizzato un'indagine sul tema rilevando che nel decennio tra il 2007 e il 2017 gli americani che si considerano cristiani sono diminuiti dal 78% al 63%. Nella ricerca dell'istituto è stato evidenziato come l'allontanamento non sia una caratteristica esclusiva delle nuove generazioni. Un esempio si può trarre dal campione dei nati negli anni '60 preso in considerazione: se fino agli anni '90 il 91% dei nati cristiani continuavano a dichiararsi tali, nel 2017 questa quota è scesa all'83%. Come prevedibile, però, l'arretramento è dovuto anche ad una disaffezione dei giovani: il 27% di coloro i quali hanno smesso di sentirsi cristiani dopo aver ricevuto un'educazione cristiana sono infatti under 30.
Il caso svedese
Da quando nel 1527 re Gustavo Vasa adottò la fede luterana, la Svezia viene considerata la patria del protestantesimo. Qui la chiesa luterana di Svezia ha aperto a tutte le istanze dell'agenda liberal, basti pensare che oggi può contare su un numero di sacerdoti di sesso femminile superiore a quello dei sacerdoti di sesso maschile. Ma queste svolte non hanno arrestato la scristianizzazione in atto ed oggi gli svedesi sono i più atei d'Europa dietro soltanto ad olandesi e belgi. Come riporta Giulio Meotti nel libro La dolce conquista (Cantagalli Editore), oggi "la chiesa di Svezia ha circa 6,1 milioni di membri, circa il 60 per cento della popolazione totale del paese, ovvero siamo al minimo storico. Per fare un paragone, nel 1990 la chiesa di Svezia contava 7,8 milioni di membri, il che indica un calo del 22 percento in meno di trent’anni". Ma il calo è ben lontano dall'arrestarsi dal momento che nel 2016 erano stati in 85.848 a lasciare la chiesa e nel 2017 ben 93.093. In compenso, avanza l'Islam specialmente in determinate zone del Paese: a Malmo, ad esempio, il 20 per cento della popolazione è islamica.
L'Italia non più cattolicissima
La secolarizzazione, seppur in misura più contenuta rispetto ad altrove, non risparmia l'Italia. Ad inizio 2021 è l'82,1% degli italiani a dichiarsi cristiano. La parte del leone la fanno i cattolici che rappresentano il 79,7%. Tuttavia, è cambiato di molto il sentire religioso e la pratica stessa degli italiani che si reputano cattolici. Come rileva Mauro Mazza nel suo Lo Stivale e il Cupolone. Italia-Vaticano una coppia in crisi (Il Timone), è difficile parlare oggi di quella che Giovanni Paolo II chiamava "l'eccezione italiana" per rimarcare la vitalità della Chiesa nel Belpaese. In quindici anni, ad esempio, la percentuale di battezzati è scesa passando dall'85% del 2002 al 76,8% del 2018. Il sociologo Franco Garelli, autore dell'indagine Gente di poca fede. Il sentimento religioso nell'Italia incerta di Dio (Il Mulino) ha rilevato come sia aumentato il numero di quelli che potremmo chiamare i cattolici culturali, ovvero che non praticano ma considerano il cattolicesimo come un deposito di valori in cui credono.
Negli anni '90 erano il 27%, ora sono il 43%. Resta stabile, invece, il dato relativo all'8 per mille che gli italiani destinano alla Chiesa cattolica: si è passati dal 33,4% dei contribuenti del 2000 al 31,8 del 2018.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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