Case da 400 mq e affitti bassi: la stretta di Francesco sui cardinali

In arrivo una normativa che dispone prezzi di mercato per le case di alti prelati e dirigenti vaticani . Ma potrebbe non valere per tutti

Case da 400 mq e affitti bassi: la stretta di Francesco sui cardinali

Ancora una volta, come spesso accade di recente, è il blog Messainlatino.it a lanciare la bomba nell'ambiente ovattato dei sacri palazzi con un'indiscrezione di quelle pesanti: pare, infatti, che il Papa abbia deciso di togliere ai cardinali, ai capi dicastero e ai dirigenti della Curia e degli enti ad essa collegati la possibilità di usufruire degli alloggi della Santa Sede a prezzi agevolati.

Secondo quanto scrive il blog dedicato alla liturgia tradizionale, in Vaticano sarebbe in arrivo l'ufficialità di un rescriptum ex audientia, una norma legislativa che porta la firma del prefetto della Segreteria per l'Economia, Maximino Caballero Ledo e nella quale si informa che a seguito di un'udienza a lui concessa da Francesco lo scorso 13 febbraio, sarebbe stato disposto "per far fronte agli impegni crescenti che la Santa Sede sta affrontando per l'adempimento al servizio della Chiesa Universale e ai bisognosi, (...) di destinare e riservare alla Sede Apostolica maggiori risorse anche incrementando i ricavi alla gestione del patrimonio immobiliare".

L'udienza e la nomina

Il nuovo prefetto, succeduto poco tempo fa al gesuita Juan Antonio Guerrero, avrebbe comunicato nel documento che d'ora in poi il Papa vuole che gli enti che gestiscono il patrimonio immobiliare della Santa Sede affittino a prezzo di mercato le proprietà agli alti prelati e ai dirigenti. Un cambiamento significativo se si tiene conto che il prezzo medio dell'affitto di un appartamento a Borgo Pio o a Prati - le zone più vicine alle mura vaticane - è decisamente più alto di quanto si trova a pagare attualmente chi ha un incarico in Curia. Se confermata, dunque, la decisione di Francesco potrebbe rappresentare un salasso per le tasche dei soggetti interessati.

Una possibile conferma sull'indiscrezione sembra averla data ieri il Papa comunicando ufficialmente la nomina di Caballero Ledo nella Commissione di Materie Riservate, reduce proprio dall'udienza nella quale Bergoglio avrebbe dato le disposizioni relative al patrimonio immobiliare.

La critica

La notizia del rescriptum arriva pochi giorni dopo le anticipazioni di un'intervista rilasciata da Francesco ai giornalisti Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin contenuta nel libro El Pastor e nella quale ha detto:

"La Chiesa è santa e peccatrice, come diceva sant'Agostino. La stragrande maggioranza dei suoi membri è sana, ma non si può negare che alcuni ecclesiastici e tanti, direi, falsi 'amici' laici della Chiesa abbiano contribuito ad appropriarsi indebitamente del patrimonio mobile e immobile, non del Vaticano, ma dei fedeli".

La decisione farà felice l'opinione pubblica che da tempo punta l'indice sulle ricchezze della Santa Sede e quel filone giornalistico e saggistico che si è concentrato proprio sugli appartamenti dei cardinali. Tuttavia, nel rescriptum si apre la porta a "eventuali eccezioni" alla normativa che potranno essere decise dal Papa in persona. Se confermato il testo del documento, Bergoglio avocherà a sè la scelta di quali cardinali, capi dicastero o dirigenti potranno essere risparmiati dal consistente rialzo dell'affitto.

Con la nuova riforma della Curia, Francesco aveva voluto aprire le porte all'approdo dei laici in ruoli dirigenziali della Santa Sede ma in futuro - eccezioni da lui concesse permettendo - questi dovranno rinunciare ad andare a vivere in una casa con canone ridotto rispetto al valore di mercato, benefit che rappresentava un'integrazione dei salari vaticani generalmente non altissimi e comunque non competitivi rispetto a quelli di grandi società od aziende straniere.

La decisione, in ogni caso, avrà un impatto anche per gli alti prelati che prima di prendere possesso delle loro case sono chiamati a pagarsi di tasca loro i lavori di ristrutturazione e che spesso per la cura della casa dispongono di personale a pagamento a cui ora potrebbero dover rinunciare.

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