
«Tutti partono da una sinossi, hanno una sintesi della storia in testa. Io apro il file del computer, e inizio a scrivere. I personaggi entrano nella storia bussando alla mia fantasia, non so nemmeno io cosa succederà da lì a poco. So solo che le mie storie, quando poi finiscono in scena, hanno parecchi personaggi, che magari all'inizio non avevo preventivato. E se la storia è un mosaico, a me i tasselli si presentano uno a uno. Una volta mi capitò di perdere tutto un intero testo dal computer, coinvolsi la polizia postale, piansi per due giorni. Mancavano poche settimane al debutto e a quel punto feci l'unica cosa possibile: riscrissi tutta la commedia. E venne migliore». Carlo Buccirosso, lo dice senza mezzi termini, si diverte «un sacco a scrivere storie e a trasformarle in spettacoli». Tanto che alla domanda delle cento pistole cosa preferisce delle sue tre vite artistiche: attore, autore e regista il fac-totum napoletano risponde senza esitazioni: «Scrivere. Vedere che ciò che hai immaginato diventa uno spettacolo recitato davanti a un pubblico dà una sensazione incredibile».
Ecco spiegato perché «Il Vedovo Allegro» la commedia scritta, diretta e interpretata da Carlo Buccirosso in cartellone al Teatro Manzoni da questa sera al 23 marzo è un vero e proprio testo-figlio «che ho scritto in quattro mesi e mezzo, limando, mettendo e togliendo battute perché il segreto di una commedia è l'equilibrio. Tengo sempre l'orecchio aperto sul pubblico, per capire quali punti funzionano e quali di meno, quando una risata cancella la battuta successiva ad esempio. Solo così esce qualcosa di valido, che fa ridere e pensare». Dopo 210 repliche approda finalmente a Milano la commedia che vede come protagonista un antiquario finito in disgrazia, Cosimo Cannavacciuolo (Buccirosso stesso) il quale, alla fine della pandemia da covid che ha segnato così profondamente la nostra storia collettiva, si ritrova purtroppo vedovo e senza negozio, con tutto ciò che possiede nel suo appartamento.
La scenografia lo mostra attorniato da oggetti in una sorta di casa-museo. Ipocondriaco, ansioso, vuole combattere la solitudine trovando, chissà, un nuovo amore. La banca lo tormenta con le rate del mutuo e il suo mondo è quello, claustrofobico, del suo palazzo: il portiere Salvatore (Massimo Andrei), dei vicini «con un segreto nel quale vogliono coinvolgere proprio Cosimo», un'attrice (Stefania De Francesco) che vive in subaffitto da lui e altra varia umanità, due figli del portiere, un direttore di banca, un ginecologo. Tra la commedia, le risate, e il giallo si svolge l'intreccio de «Il Vedovo Alllegro»: «Teatro tradizionale, giocato sull'ironia spiega Buccirosso Della pandemia si accenna e basta: ritengo che troppo cabaret abbia giocato su questo tema, che resta un tragedia». Alcuni membri del cast come Elvira Zingone, Matteo Tugnoli e Donatella De Felice vengono dalla commedia musicale: «Un genere che ho sempre amato spiega Buccirosso e che dà una bagaglio speciale agli interpreti. La musica originale di Cosimo Lombardi commenta tutta la storia e a chiudere la storia c'è un valzer su un brano di Mina riarrangiato che preferisco tenere segreto, e che evoca come atmosfera il walzer de "La Bella e la Bestia". Una scena molto suggestiva che, ogni sera, strappa un paio di applausi a scena aperta».
La
commedia scritta da Carlo Buccirosso accosta tematiche malinconiche o drammatiche ma, a fine percorso, mantiene quello che l'attore napoletano sente come una missione: «l'happy ending e la speranza: per me restano fondamentali».
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