Veltroni non sopporta più i cortei «Roma spende 60 milioni l’anno»

«Duemila manifestazioni sono tante. E nessuno rimborsa le spese sostenute dal Comune»

Antonio Signorini

da Roma

Non sempre alla sinistra piacciono i cortei e le manifestazioni di piazza. Succede ad esempio che quando arriva il conto da pagare, anche un personaggio politico attento ai movimenti e sensibile alle lotte per i diritti sociali come Walter Veltroni si lasci andare a uno sfogo contro le proteste che ogni giorno rendono ancora più difficile la vita dei suoi concittadini e fanno lievitare i costi per la sua amministrazione. Il sindaco di Roma ha fatto una stima del numero e delle spese extra che comportano i cortei ospitati ogni anno nella Capitale: «Circa 2.000 manifestazioni ci costano intorno ai 60 milioni di euro», ha spiegato. Il problema è che questi 120 miliardi di vecchie lire «nessuno ce le rimborsa», ha aggiunto il primo cittadino ed esponente dei Democratici di sinistra, senza spiegare se questi soldi li vorrebbe dal governo centrale oppure, come era stato proposto tempo fa, dagli stessi organizzatori delle manifestazioni sotto forma di una «cauzione».
In ogni caso Veltroni riconosce che cinque manifestazioni e mezzo al giorno «è un numero non più accettabile per la città», anche perché i cortei si svolgono tutti «sul medesimo asse viario di piazza Esedra e piazza Navona con l’effetto di paralizzare il centro storico».
Il sindaco non lo dice, ma il problema è che sindacati e associazioni hanno di fatto ignorato il protocollo d’intesa siglato nel maggio del 2004 con il prefetto Achille Serra. Il patto prevedeva la possibilità di spostare alcune manifestazioni in altre zone della città, ma fino ad ora nessuno ha voluto rinunciare ai classici percorsi sotto i palazzi del potere, tutti concentrati nel centro storico della Capitale. A segnalare a Veltroni che la situazione sta andando fuori controllo è stato lo stesso Serra. Roma non si può permettere un’altra stagione di proteste vista la situazione del traffico già al limite del collasso. Se si ripeteranno le sfilate quotidiane e se si continuerà a permettere anche a poche decine di persone di bloccare le strade, il traffico di Roma conoscerà sicuramente una paralisi totale. E le aziende di trasporto pubblico locale pagherebbero ancora una volta un prezzo salato in termini di deviazioni, corse saltate e biglietti invenduti. Senza contare i disagi dei commercianti che si trovano lungo le vie più frequentate dalle manifestazioni che, nei giorni di protesta, vedono regolarmente crollare le vendite.
Serra ha convocato i firmatari del protocollo per domani. La motivazione ufficiale è fare il punto sulla sua attuazione. Ci sarà anche Veltroni. «Prenderemo qualche determinazione in modo da attenuare il disagio», ha spiegato il sindaco.
Serra proporrà i percorsi alternativi, tutti più o meno concentrati nella parte sud della città e studiati per non intasare l’ansa del Tevere. Sindacati, forze sociali e politiche dovranno decidere se accettare la sistemazione un po’ più periferica e meno visibile.

Chiederemo «un’assunzione di responsabilità», ha annunciato Veltroni. Quello che il primo cittadino di Roma non vuole proprio fare è imporre un percorso alternativo: «Non possiamo fare un editto perché sarebbe improprio».

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