"Dobbiamo cacciare una classe dirigente di amici e sodali di dittatori, mafiosi, ruffiani". Nichi Vendola spara col cannone e i bersagli sono due: il solito Berlusconi e... la macchina del fango del Giornale. Al presidente pugliese non è andata giù la foto in cui appare nudo che abbiamo pubblicato lunedì (LEGGI). Uno scatto d'antan, un Vendola poco più che ventenne che passeggia come mamma l'ha fatto su una spiaggia naturista, incorniciato da altri due ragazzi nudi. "Quando l'ho vista ho provato tenerezza", cerca di minimizzare e poi torna alla sua solita prosa da sociologo-poeta: "Quell'immagine è un'icona dell'innocenza adolescenziale". E poi, sulla scia dell'emozione, apre a Gianfranco Fini e lancia una grande coalizione capitanata da Rosy Bindi.
Un'icona che lo ha fatto imbestialire e strillare contro regime, premier, Sallusti e macchina del fango. Perché - questo emerge dall'infuocata intervista che Vendola ha concesso a Repubblica -, ci sono due pesi e due misure anche nella privacy: sputtanare il Cavaliere con illazioni, sospetti e origliamenti è lecito, anzi doveroso. Pubblicare una foto in cui Vendola passeggia in tenuta adamitica su una spiaggia nudista, è un reato. Lesa maestà della sinistra moralista, che si mette a impartire lezioni di bon ton anche senza mutande. La logica che sta dietro questo doppiopesismo è quella con cui il Sel - il movimento di Vendola -, ha tappezzato mezza Capitale: un manifesto con Berlusconi e Mubarak e la scritta "Contro i rais rivolta!". Un manifesto talmente violento e ambiguo da necessitare le istruzioni, come le medicine. "Civile, non violenta e costituzionale", è precisato sotto. Ma il concetto è chiaro: contro il regime tutto è lecito, dalla pubblicazione di intercettazioni secretate in atti processuali, all'insulto, dalla violazione della privacy a chissà cosa... "E' l'Italia speciale di piazzale Loreto" - come scrive Giuliano Ferrara nel suo editoriale -, quella che può giudicare i costumi altrui, ma non può essere messa sotto la lente d'ingrandimento.
Poi Vendola va giù sempre più duro contro "il cinismo senza limiti" e "l'immoralismo di chi si circonda di un'epopea in cui l'ebbrezza della cocaina, la compravendita del piacere e il divertimentificio industriale". E poi parla di fango... Sproloquia a tal punto che il cronista di Repubblica - non certo berlusconiano -, è colto dal dubbio e constata: "Si avverte un certo razzismo nel suo giudizio sulle ragazze di Arcore". Il democratico Nichi rabbrividisce quando legge "le intercettazioni dei genitori delle ragazze. Sono un pezzo della generazione definita dai sociologi quella del lavoro mai". E' colpa della società, quindi? Nemmeno per sogno. "E' il più grande crimine sociale del berlusconismo". Non avevamo dubbi.
La replica rancorosa di Vendola arriva dopo un editoriale (LEGGI) in cui il direttore Alessandro Sallusti spiegava la scelta di pubblicare la foto: "Noi l'abbiamo riprodotta per dimostrare proprio quello che Vendola contesta, rinnegando se stesso e la sua cultura per meri fini politici. E cioè che del proprio corpo ognuno, uomo o donna che sia, fa quello che meglio crede senza dover passare per il giudizio della Boccassini, della Repubblica , di Santoro, del Parlamento e della piazza". Una scelta di libertà che il governatore ha preferito non capire. In chiusura il Vendola furioso chiama all'armi tutte le forze democratiche, compresi i fillini di Gianfranco Fini.
Tutti tranne la Lega perché è "un elemento centrale del degrado civile". E poi l'uomo nuovo della sinistra, quello che dovrebbe svecchiare e sparigliare, spara il nome del condottiero alla testa di questa armata: Rosy Bindi. Il nuovo che avanza...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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