Linvidia? Un sentimento abietto, una cosa orribile. I brasiliani, gente dindole imprevedibile e di spuria mentalità, imputano di norma agli antichi dominatori portoghesi lesclusiva pratica di simile, riprovevole attitudine. Oltretutto definendo linvidia come il malevolo «grande occhio». Di qui, presumibilmente, il vocabolo «malocchio», croce e delizia degli esoterici riti afroamericani del candomblé e della umbada.
Tutte queste amene nozioni ce le regala lo strano libro, intitolato appunto Invidia (Cavallo di ferro, pagg. 240, euro 15) che lattempato, celebre poligrafo Zuenir Ventura (suoi sono i romanzi di successo Rio, la città divisa e 1968, lanno che non terminò proposti anche in Italia da Feltrinelli) ci prospetta surrettiziamente come romanzo. In effetti, si tratta di un eterogeneo brogliaccio ove lo stesso autore sinoltra, in presa diretta, nella puntigliosa, circostanziata descrizione di come, quando, perché un tale capitale vizio inquina, contagia, corrompe ogni civile convivenza. E, ancor peggio, può guastare rovinosamente la vita tanto a chi soggiace al tormento di angustiarsi per qualcosa che non si possiede, quanto a chi, anche inconsapevole, è fatto oggetto dei pensieri più maligni dellinvidia altrui.
Nel Dizionario di psicologia di Umberto Galimberti l«invidia» viene così definita: «Sentimento di ostilità e rancore per chi possiede qualcosa che il soggetto invidioso desidera, ma non possiede». Poi, a ulteriore spiegazione del termine, si precisa: «In ambito psicanalitico questo sentimento è stato considerato in contesti differenti da Sigmund Freud e da Melanie Klein». Ora a un lettore normalmente interessato al significato e altresì a tutti i possibili motivi dincidenza della parola «invidia», quella pur sommaria spiegazione basta e avanza. Precisando soltanto che, pur universalmente praticata e diffusa, linvidia risulta un vizio sempre negato da chi ne soffre e quantomeno messo in sottordine sul piano sociale e comportamentale.
Per lo scrittore Zuenir Ventura, ben altrimenti, la parola e ancor più il peccato dellinvidia si sono tramutati in questo suo libro - anche perché frutto di una precisa committenza delleditore brasiliano - in ossessiva avventura che lha condotto, variamente e fortunosamente, tra sociologi e psicologi, esperti di statistica e santoni del candomblé, preti e imbonitori vari, nella vana speranza di chiarire a fondo che cosè e perché si manifesta linvidia.
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