DAlema ha dichiarato di essere garantista «da sempre». È una bugia. Abbiamo sotto gli occhi una sua dichiarazione pubblicata dalla Repubblica il 10 gennaio del 1993. «Craxi - dice DAlema - se ne deve andare. Si può, si deve difendere come cittadino. La pretesa di trasformare il suo processo in un processo alla democrazia è folle, pericolosa, non lo salverà. Questa battaglia sacrosanta per la moralizzazione non deve concedere nulla al qualunquismo antidemocratico, dobbiamo buttare lacqua sporca non il bambino».
DAlema garantista? Garante del giustizialismo. È invece del 95 una sua confessione contenuta nel libro intervista di Fasanella e Martini pubblicato da Longanesi. Confessa DAlema: «Non avevamo alternativa. Eravamo come una grande nazione indiana chiusa tra le montagne con una sola via duscita, e là cera Craxi con la sua proposta di unità socialista. Come uscire da quel canyon? Craxi aveva un indubbio vantaggio su di noi: era il capo dei socialisti in un paese europeo occidentale. Quindi rappresentava lui la sinistra giusta per lItalia, solo che poi aveva lo svantaggio di essere Craxi. I socialisti erano storicamente dalla parte giusta, ma si erano trasformati in un gruppo affaristico avvinghiato al potere democristiano. Lunità socialista era una grande idea, ma senza Craxi. Allora avevamo una sola scelta: diventare noi il partito socialista in Italia». Garantista? Garante del golpe.
DAlema ha detto di essere stato indagato per otto anni. Uno si immagina il povero DAlema che entra e esce dagli uffici giudiziari, con uno stuolo di avvocati, distrutto da interrogatori di terzo grado. Se DAlema avrà visto una volta in faccia i suoi inquisitori è già molto. La giustificazione sta nel fatto che la lenta giustizia italiana, rapidissima con Craxi (tutti e tre i gradi di giudizio in pochi mesi) è stata lentissima con DAlema.
I gravi reati del tempo di Tangentopoli - altra affermazione di DAlema - sono stati compiuti anche da lui e dagli altri dirigenti del Pci come tutti gli altri dirigenti dei partiti. DAlema, e gli altri, sono stati salvati da due provvidenziali amnistie, nell89 e nel 92. Ma nel tempo non coperto delle amnistie, i magistrati, mentre massacravano Craxi, Forlani e gli altri dirigenti democratici, si sono dimenticati di frugare nelle faccende dei comunisti. Il miliardo di Gardini a Botteghe Oscure è passato in archivio perché non è stato scoperto chi lavesse ricevuto. I Ds hanno rotto i sigilli della polizia giudiziaria e svuotato la stanza dei segreti finanziari del partito: non è stato nemmeno aperto un fascicolo contro ignoti!
DAlema dice che nelle sue intercettazioni non ci sono reati. Non sembra di questa opinione uno che di affari se ne intende, lonorevole Tabacci che non vede chiaro nella triangolazione DAlema-Bonsignore-Consorte. I reati si trovano quando si cercano. Il fatto è che su molte faccende di DAlema pesa un cono dombra. Nessuno ha mai chiesto allavvocato Guido Rossi a che cosa alludesse quando, con DAlema presidente del Consiglio, disse: «Palazzo Chigi è lunica merchant bank dove non si parla inglese».
DAlema non si lamenti, lui, garantista dei miei stivali, della giustizia non è una vittima: è un privilegiato.
*Parlamentare e membro
della segreteria politica
di Forza Italia
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