Il vero obiettivo del blitz era uccidere Bin Laden Mistero sulle foto del corpo

La missione preparata per quattro anni e conclusa in 40 minuti. Gli Usa: "Il Dna conferma: è lui". Però non diffondono immagini

Il vero obiettivo del blitz 
era uccidere Bin Laden 
Mistero sulle foto del corpo

Un blitz durato 15 minuti, quattro anni per scoprire il rifugio segreto e l'uccisione, durante l'assalto, di Osama bin Laden, il nemico pubblico numero uno degli Stati Uniti. Non solo: le prime foto taroccate del suo volto tumefatto e il corpo che sarebbe stato gettato in mare, perché nessuno lo voleva, tingono di giallo la fine del capo di al Qaida.

L'ultima fase dell'operazione scatta nella notte di domenica. Il bersaglio è un compound nella cittadina turistica di Abbottabad, 50 chilometri a nord di Islambad, la capitale pachistana. Due edifici spaziosi e semi fortificati, con un cortile e alte mura di cinta. A meno di un chilometro c'è un'accademia militare pachistana.

Le unità d'assalto dei Navy Seals, i migliori corpi speciali americani, piombano nella zona con tre elicotteri. In 14 devono materialmente entrare e catturare Bin Laden, ma all'operazione partecipano 80-100 uomini. «È escluso che un raid del genere possa avvenire senza l'avallo e l'aiuto dei padroni di casa pachistani, sia per l'utilizzo dello spazio aereo, che per le operazioni sul terreno», conferma a Il Giornale una fonte Nato.

Un residente della cittadina racconta di aver sentito almeno quattro esplosioni, probabilmente provocate dalle granate paralizzanti. Dall'ultima è scaturito un forte bagliore arancione.

I Navy Seals ingaggiano un conflitto a fuoco son le guardie del corpo di Bin Laden, ma il capo di Al Qaida si sarebbe fatto scudo delle sue mogli. Poi cerca di resistere alla cattura e viene ucciso.

Le immagini della televisione pachistana mostrano il compound in fiamme nella notte. Altre scene girate dall’americana Abc riprendono la spartana stanza da letto del capo di Al Qaida. Nonostante la confusione non si notano grandi segni di battaglia. Un’enorme chiazza di sangue si estende ai piedi il letto, come se Bin Laden si nascondesse sotto, fosse stato tirato fuori e alla fine ucciso.

Il corpo del ricercato numero 1 degli Usa viene prelevato dai Navy Seals, che però hanno dovuto abbandonare un elicottero per un guasto. Il blitz vero e proprio sarebbe durato 15 minuti e l'intera operazione dallo sbarco al decollo tre quarti d'ora.

Prima, però, ci sono voluti quattro anni di indagini segrete per arrivare al covo. Nel 2007 la Cia individua un corriere di al Qaida, ex protetto di Khalid Sheik Mohammed, lo stratega dell'11 settembre arrestato sempre in Pakistan. Alcuni detenuti di Guantanamo confermano l'importanza della pista. Solo nell'agosto dello scorso anno il corriere dei terroristi porta gli americani alla scoperta del rifugio segreto di Abbottabad. Un compound anomalo, che vale 1 milione di dollari. Il capo di Al Qaida non usa telefoni, internet o parabole satellitari. Le immondizie vengono bruciate nel cortile per non lasciare tracce in giro.

La svolta arriva con la collaborazione dei pachistani strenuamente smentita in queste ore. La Casa Bianca comincia a studiare le opzioni di attacco possibili. Un bombardamento mirato dal cielo viene scartato per evitare vittime civili (nel compund vivevano 22 persone compresi mogli e figli di Bin Laden). Non solo: le bombe avrebbero incenerito le prove della morte del principe del terrore.

Si passa al blitz dei corpi speciali, che si addestrano simulando definitivamente l'operazione il 7 e 13 aprile. Alle 8.20 del 29 aprile il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, impartisce l'ordine finale.
Fonti anonime del Pentagono spiegano «che si è trattato di una kill operation per eliminare il bersaglio». Al Giornale un'altra fonte riservata conferma: «Bin Laden da vivo era scomodissimo perché avrebbe potuto parlare dei dieci anni di latitanza in Pakistan e dei vecchi conatti con la Cia ai tempi dell'invasione sovietica».

Sulla fine del terrorista numero 1 si addensa, però, fin dalle prime ore, l'ombra del giallo. Una tv pachistana manda in onda un fotomontaggio del volto di Bin Laden tumefatto. La prova del Dna conferma che si tratta del capo di Al QAida, ma la Casa Bianca non mostra, ancora, le immagini del cadavere. Non solo: salta fuori che nè il Pakistan, nè l'Arabia Saudita, dove Bin Laden è nato, vogliono seppellirlo.

Alla fine trapela la notizia che il funerale del terrorista sarebbe avvenuto a bordo di una portaerei americana e il cadavere gettato in mare. Una storia che rischia di alimentare le tesi del complotto e la leggenda del «fantasma» di Bin Laden.

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