Verso un governo di coalizione: i greci vogliono salvare l’euro

Conservatori e socialisti hanno i numeri per governare e rispettare gli impegni con Bruxelles. Sinistra radicale battuta di un soffio, neonazisti quarto partito

Atene - «Non deridete chi è in difficoltà, perché il Destino degli uomini è comune, il futuro incerto» diceva l’oratore Isocrate nell'Atene di 2500 anni fa. Una massima che si potrebbe applicare allo scenario greco alla chiusura delle urne ieri sera. I numeri per un governo filoeuropeista, che mantenga- pur con qualche aggiustamento e concessione di più tempo per pagare i debiti- gli impegni presi con Bruxelles e con il Fondo monetario internazionale, ci sono tutti.

Primo partito sono risultati i conservatori di Nuova democrazia, con circa il 30% dei voti, che si aggiudicherebbero più di 127 seggi nel Parlamento ellenico che ne ha in tutto 300. Nuova democrazia ha dunque battuto sul filo di lana di circa 2 punti in percentuale la sinistra radicale di Syriza, che mirava a cancellare i contratti firmati dal 2009 con l’Europa per e «rinegoziare tutto». Terzo partito i socialisti del Pasok, coloro che quando erano al governo nel 2010 hanno chiesto e ottenuto il soccorso di Bruxelles, i quali, pur riducendo ieri a un terzo i propri voti rispetto alle elezioni politiche del 2009, puniti dall'elettorato a causa dei pacchetti di austerity imposti ai greci, avrebbero 32 seggi in Parlamento.

È una maggioranza fra partiti «pro-austerity» risicata ma possibile, tanto più che pure la Sinistra Democratica con i suoi 16 seggi le darebbe il suo appoggio. Eppure fino a ieri sera il Pasok, tramite il suo leader Evanghelos Venizelos, alla luce del risultato delle urne pretendeva un governo di «Solidarietà nazionale» che comprenda anche la riluttante Syriza, che ha già chiarito il suo rifiuto a qualsiasi ipotesi di fare parte un esecutivo che non cancelli subito i sacrifici già imposti al popolo ellenico.

Forse già oggi i socialisti cambieranno idea. Comunque sia, al momento una cosa è certa. A votare per la Syriza sono stati soprattutto i giovani, i primi a pagare il baratro economico greco con una disoccupazione che li riguarda con punte del 50 per cento. Gli over cinquantenni hanno invece votato contro il rischio che l’Ellade uscisse dall’eurozona. Intendiamoci: il giovane leader di Syriza Alexis Tzipras non voleva e non vuole un ritorno alla dracma, ma una contrattazione totale degli accordi con l'Ue.
Peccato che i vertici di Bruxelles siano disposti a concedere al massimo un periodo più lungo, o poco più, per saldare il debito di 240 miliardi in tutto che negli ultimi due anni Atene ha contratto con l’Ue e con il Fmi. I nonni e i padri attempati hanno votato quindi per i conservatori.

A votare per Nuova democrazia è stata soprattutto la provincia greca: dagli agricoltori della Tessaglia ai preoccupatissimi albergatori delle piccole isole dell’Egeo, dalle Cicladi al Dodecanneso fino a Chio, la leggendaria patria di Omero. A portare una valanga di voti alla sinistra radicale, che rimane il secondo partito con uno scarto di circa 100mila voti dal centro destra- equivalenti a una cittadina medio-piccola come Chania, nell'isola di Creta, dove la sinistra ha fatto il pieno di consensi, sono stati paradossalmente i ripetuti appelli stranieri: da quelli della cancelliere tedesca Angela Markel al Financial Times, che ieri con un lungo articolo pubblicato anche in lingua ellenica, esortava i greci a votare i partiti schierati senza se e senza ma a favore della permanenza nell’eurozona. Per una parte degli orgogliosi discendenti di Isocrate, quegli appelli sono apparsi violente ingerenze nella politica greca.

Più preoccupante il fatto che i neonazisti di «Alba dorata» siano diventati sull’onda del voto di protesta il quarto partito greco, con 19 seggi. Anche loro non vogliono avere nulla a che fare con gli stranieri, che siano portavoci di Bruxelles, giornalisti o soprattutto immigrati, vittime nelle scorse settimane di pestaggi da parte di squadracce con la svastica nel centro di Atene.

Il futuro umano è incerto, diceva l’oratore antico. Una massima che vale ancora ad Atene. Anche se un governo nei prossimi giorni nascerà, bisognerà vedere quanto durerà con una «opposizione eroica e assoluta» promessa dal leader di Syriza, con i tentennamenti socialisti e l’ombra nera dell’estrema destra che avanza, in un Paese che ha già conosciuto nel secolo scorso due dittature e una feroce occupazione nazista.

Ma secondo i sondaggi più recenti, 32 elettori su cento non vogliono avventure al buio e richiedono ai partiti un governo «ecumenico», ossia di solidarietà nazionale, mentre 18 su cento preferirebbero una coalizione «Nuova Democrazia-Pasok-Sinistra democratica».
Ben 74 greci su cento vorrebbero rivedere le condizioni durissime imposte loro da Bruxelles, ma i sacrifici continueranno.

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