da Roma
«Non ho mai vestito la Regina Elisabetta e mi dispiace, ma in 45 anni ho visto una processione di donne straordinarie nel mio atelier». Valentino confessa a mezza voce il suo rammarico per lunica assente tra tante illustri presenze che, in carne e ossa oppure sotto forma di abiti prestati o regalati per loccasione, danno ancor più lustro al colossale evento (tre giorni di appuntamenti non stop) con cui a Roma da ieri si celebra il quarantacinquesimo anniversario di una carriera al servizio della bellezza femminile.
I conti non tornano perché in realtà nel 2000 abbiamo festeggiato a Los Angeles 40 anni di successi del couturier, ma questo è lultimo dei problemi visto che per una volta le istituzioni sembrano interessarsi del made in Italy: uneccellenza nazionale da cui dipende il 6 per cento del nostro Pil. Certo Prodi perde lennesima buona occasione di far bella figura perché alla precisa domanda su cosa intende fare per lindustria della moda italiana che ha avuto lultima legge propulsiva nel lontano 1953, risponde con unincomprensibile scossa del capo. Invece Walter Veltroni che come sindaco della città eterna ha orchestrato liniziativa, annuncia di voler trasformare Roma nella capitale culturale della moda tanto da destinare il vecchio autoparco del Comune dietro alla Bocca della Verità, nel museo permanente di Valentino. Nel frattempo pare che la provincia di Roma abbia sborsato un milione di euro per sponsorizzare questo anniversario kolossal a cui lavorano da giorni 1.500 persone. Tanto per dare unidea sono arrivati dallOlanda 15mila fiori per gli addobbi.
Lo scenografo premio Oscar Dante Ferretti ha curato gli allestimenti tanto al tempio di Venere dove ieri sera si è svolta la cena con quattro buffet per 350 persone, tanto al complesso monumentale di Santo Spirito in Sassia e nel magnifico Parco dei Daini di Villa Borghese che stasera saranno teatro della sfilata e del gala dinner con tanto di ballo finale. Basterebbe questo per spiegare come mai a Roma si parla di «Valentiniadi». La grande kermesse è cominciata con una bellissima retrospettiva (300 modelli e molti disegni darchivio) allestita allAra Pacis fino al prossimo 28 ottobre. «Sembra una processione pagana» commenta felice Giancarlo Giammetti, storico socio e partner del couturier allingresso della mostra dove un drappello di manichini da una parte vestiti di rosso, dallaltra in bianco, sembra dirigersi con gesti ieratici verso lo spettacolare complesso costruito nel 13 a.C. Un vestito candido con la parola «Pace» ricamata a cristalli in tutte le lingue del mondo, divide et impera al centro della scena essendo datato 1991, lanno della prima guerra del Golfo. Lungo le vetrate fanno bella mostra di sé, visibili anche dalla strada, i modelli che illustrano in ordine cronologico il percorso creativo del maestro: dal primo rosso-Valentino pensato quando era ancora ragazzo, al vestito da sposa creato un paio danni fa per Maxima, la futura regina dOlanda. Unaltra suggestiva processione porta i classici capi in bianco e nero (indimenticabili quelli della collezione Hoffman del 1989) verso un muro che dallaltra parte mostra i mille colori del couturier compreso un difficile punto di verde acqua che, drappeggiato a toga sul corpo, esaltò lo stile di tre donne speciali: Jackie Kennedy, Marie Chantal di Grecia e Jennifer Lopez.
La sfilata dei capi prestati o regalati dalle star prevede il cappotto indossato da Farah Diba per andare in esilio dallIran, un miniabito rosso da cocktail per Lady Diana, il nero ricamato a cristalli per lOscar alla carriera di Sophia Loren e tanti altri pezzi di storia. Dopo la cena ieri sera nel cielo di Roma, davanti al Colosseo illuminato in rosso e blu, si sono levati giganteschi palloni aerostatici con appesi vestiti e modelle prima degli incredibili fuochi artificiali.
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