Viaggiare nel tempo non è più un film

Gli scienziati: "Andare nel passato si può". Si realizza il sogno della fantascienza che per tutto il Novecento ha cercato strade e macchine per muoversi tra le ere. Da ora in poi potremmo vivere senza rimpianti: per ogni errore fatto potremmo tornare indietro e cancellarlo

Viaggiare nel tempo non è più un film

Gli scienziati ogni tanto ci fanno sognare. Te la vedi già la corriera quantica o il treno che fa solo fermate a ritroso, l'agen­zia turistica leghista che pro­muove un viaggio da Quarto a Marsala. Volete fermare i mil­le? Ora si può. Basta una divisa rossa e un patenti­no ben nascosto da spia asburgica. At­tenzione: Garibaldi e Nino Bixio non si fidano di nessuno. Viaggiare, scolli­nando la storia. Co­me Troisi e Benigni in Non ci resta che piangere e la missio­ne di fermare Co­lombo. Come sareb­be oggi il mondo senza l'America? Contropassato prossimo. Pieno di svastiche. Qualcu­no porterà indietro l'orologio per gio­carsi una settimana prima la schedina o il superenalotto. Non è possibile, ra­gazzi. Tremonti ha già detto che per chi arriva dal futuro è vietato fare scom­messe. Stessa storia per quelle clandesti­ne. La mafia ti bec­ca anche vent'anni dopo, o prima. La giustizia idem. E' pieno di procure ar­cheologiche. C'è chi va indietro per incontrare la ma­dre da giovane, chi perché ha detto troppi sì e ora vorrebbe dire no, chi ha qualche peccato da farsi perdonare, chi ha perduto il tre­no della vita e ora ci corre die­tro, chi perché non ha mai capi­to come Baggio abbia potuto sbagliare quel rigore a Pasade­na, chi sogna ogni notte di ba­ciare Marylin, chi è disposto a tutto pur di far vincere nel '94 Occhetto o per chiedere a Cesa­re chi sia Cesare, chi per canta­re Johnny B. Goode e dire ai bra­vi ragazzi degli anni '50: «Forse non siete ancora pronti per que­sta musica, ma ai vostri figli pia­cerà ». Chi per non far nascere un figlio, chi vuole sapere che fi­ne ha fatto-Majorana e chi sem­plicemente se ne va a zonzo nel tempo, godendosi lo spettaco­lo. Carneade, chi era costui? Tutto questo magari non acca­drà mai. Ma la scienza, che è ro­ba seria, quando arriva da noi un po' volgarizzata ci apre por­te e speranze. Questa è un'era di nostalgie e il regalo più bello che il futuro ci possa fare è una macchina del tempo. In teoria è possibile. Seth Lloyd non ha i capelli bianchi di Doc, ma quando si è messo a parlare di viaggi nel tempo ti sei improvvisamente ritrovato nel 1985, venticinque anni fa, con la DeLorean argento colpita da un fulmine, il campanile della cittadina californiana che rin­tocca la mezzanotte e il balzo nel passato. Tu hai più o meno lo stesso sguardo di Michael J. Fox: quello scienziato pazzo sta scherzando. Indietro non si tor­na. Il tempo non è un gambero e la vita la sconti tutta giorno do­po giorno, sapendo che non c'è nascosto da qualche parte nel grande cosmo il tasto rewind. Solo che Seth Lloyd, cinquant' anni stempiati e gli occhi da ra­gazzino smanettone, è un fisico con una certa fama. E' uno di quelli che da anni cerca di capi­re cosa accade nell'invisibile, in quel mondo che solo la mate­matica qualche volta riesce a raccontare, che si chiama uni­verso quantico o subatomico. Lì, filosofi e scienziati, sospetta­no che ci sia la verità, la risposta finale, la formula magica per ar­rivare a Dio o al nulla. La tesi più nota del professor Lloyd è che l'universo stesso sia un gigantesco computer quan­tistico. È lui che gira, calcola, ge­nera un software, sviluppa de­stini e tesse delle trame di cui noi siamo parte. Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni. L'universo che funziona come Windows . Solo che non gira su una macchina limitata come il vostro pc, ma sul leggendario computer subatomico, quello che un manipolo di fisici, sparsi qui e lì nel mondo, sta cercando di realizzare, come sfida finale al mistero della creazione. L'universo come linguaggio. E in fondo tutto si compie. Non è da lì che parte in Vangelo di Gio­vanni? In principio fu il Verbo. Il professor Lloyd non è un ereti­co e senza dubbio anche lui un quarto di secolo fa ha visto sul grande schermo Ritorno al futu­ro , uno, due e tre. E forse per questo ha il coraggio di afferma­re davanti al mondo che viaggia­re indietro nel tempo è - alme­no in linea teorica e per particel­le elementari - possibile. Senza il rischio di creare paradossi temporali. Tutt'al più c'è il ri­schio che nessuno vi creda. Vi ricordate cosa accadde nel 1985? Ricordate quel viaggio ne­gli anni '50? «Allora dimmi, ragazzo del fu­turo, chi è il Presidente degli Sta­ti Uniti?» «Ronald Reagan». «Ronald Reagan? L'attore? Eh! E il vicepresidente chi è? Jer­ry Lewis? Suppongo che Mari­lyn Monroe sia la First Lady [...]e John Wayne il Ministro del­la Guerra! ». Ecco forse ti basterebbe ritor­nare a quel tempo. Che poi a pensarci bene era uno schifo, solo che i giornalisti guadagna­vano di più. Ma tu, appunto, non eri un giornalista. Certo un messaggio si potrebbe anche in­viare: ehi, Craxi, Andreotti, Pci, sindacati, De Mita, che ne dite di fermare un po' la spesa pub­blica? Sapete, le nostre pensio­ni pare che le stiate mangiando tutte. Una cosa del genere, solo per evitare uno stillicidio di ma­novre lacrime e sangue. La scienza gioca e non è facile da spiegare. Quello che conta è stare un po' più vicini ai nostri sogni. Stare con H. G. Wells nel­la Macchina del tempo . Fare co­me Mark Twain Americano alla corte di re Artù , inseguire l'effet­to farfalla con Ray Bradbury, perdersi nel purgatorio di Lost, scorazzare qua e là insieme a Doctor Who, ricostruire batta­glie perdute saltellando sulle li­nea del tempo con Crichton e vivere una seconda vita da qual­che parte vicino a Durango. Qualcosa nell'istinto ti dice che è meglio fermarti dove sei, gio­candoti tutto in una partita so­la.

E' la prima regola dei video­game: chi bara, registra e rico­mincia non è un vero giocatore. E forse l'hard disk di Dio non è abbastanza grande per conser­vare la memoria di ognuno di noi. Nel mondo al di là dei quan­ti non è prevista una seconda possibilità. Game Over.

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