Federica Pelosi
Diciamocelo: alzarsi tutte le mattine allalba delle cinque non predispone già al buonumore. Destate poi, neanche a parlarne. Quando il sole e il mare invogliano allozio, mantenere i ritmi lavorativi di tutto lanno è una sfida stile «mission impossible». Anche se il bip bip della sveglia fosse lunico nemico da superare. Se poi ad aggiungersi arrivassero anche fastidiosi imprevisti, lo sconforto e la rabbia non potrebbero che prendere il sopravvento. Chiedetelo un po ai poveri pendolari dei treni, condannati tutto lanno a stare dietro agli orari a dir poco variabili delle Ferrovie dello Stato. Immaginateveli - avvolti in tailleur, vestiti e cravatte che solo a guardarli fan venire caldo - guadagnare a passo incerto i binari con un occhio perennemente rivolto allorologio e laltro a guardare il cielo nella speranza che Qualcuno, da lassù, porga loro una mano. Come quella che servirebbe a dare una spinta agli zoppicanti treni della Liguria. Che, quanto a puntualità, lasciano davvero a desiderare.
Non è una novità, certo, ma una constatazione alla quale molti sembrano essersi ormai rassegnati. Non i pendolari, però, che tutti i santi giorni devono vedersela con i disservizi delle ferrovie per raggiungere le proprie sedi di lavoro. Basta collegarsi ai vari siti delle associazioni di pendolari o a quello del «Comitato Treno» creato un mesetto fa nel Ponente ligure per imbattersi in racconti di passeggeri imbufaliti per i disagi subiti. Anzi, a pensarci bene, non basta. Bisogna passarci per capire cosa accade quotidianamente nelle nostre stazioni. E allora, proprio perché vogliamo vederle davvero tutte e sentire le voci dei diretti interessati, scegliamo una delle tratte più incriminate, quella che da Ventimiglia porta a Genova.
Ore 6,17, partenza da Albenga verso il capoluogo ligure. Un treno che, solo nei primi giorni di questa settimana, ha subito due ritardi di mezzora ciascuno, più la soppressione per lo sciopero di martedì. E che oggi, neanche a farlo apposta, spacca invece il minuto. «È uneccezione, glielo assicuro sottolinea un distinto signore che da cinque anni prende questo treno per recarsi al lavoro a Genova -. Pensi che ormai siamo talmente abituati agli sfori da non considerare nemmeno come ritardo i dieci minuti o il quarto dora in più. Io ho fatto tante battaglie ma sono dellidea che non ci siano rimedi». Laltro giorno, raccontano, il ritardo era dovuto a due persone che, rifiutandosi di pagare il biglietto non si sa per quale motivo, hanno costretto i controllori a far intervenire i Carabinieri. Risultato: uno sforo di trenta minuti che le Forze dellOrdine hanno addebitato ai due con una multa salatissima. «Se è un cittadino qualunque a causare il ritardo giustamente paga, ma se sono le Ferrovie a sbagliare chi ci risarcisce? interviene Alberto, pendolare da quattro anni -. Il treno costa. Io pago anticipatamente quasi 100 euro un abbonamento mensile per la tratta Albenga-Genova per un servizio che non viene praticamente reso. E arrivo spesso in ritardo al lavoro, il che significa che devo recuperare le ore perse con le mie ferie e i miei permessi senza avere colpe. Ma ciò che mi irrita di più è la mancanza di comunicazione fra personale viaggiante e passeggeri: se ci chiarissero le cause di disservizi e ci avvisassero di eventuali treni sostitutivi rispetto a quelli ritardatari si potrebbero evitare tanti disagi». Esempi di «mala comunicazione»: a Sampierdarena su alcuni binari non si sentono gli annunci e cè spesso chi vaga spaesato per la stazione in cerca del proprio treno; oppure il cartello che martedì, sempre a Sampierdarena, assicurava un servizio regolare nonostante lo sciopero e la soppressione di quasi tutti i treni della tratta, condannando così il viaggiatore a attese interminabili e inutili.
A raccontarlo è Alfio Zorzan di Acquiterme, presidente dellAssociazione Pendolari dellAcquese che, pur non avendo «giurisdizione» su questa tratta, la frequenta da qualche tempo per motivi di lavoro. «Mesi terribili, tra soppressioni e ore e ore di inutili attese. Per poi salire su vagoni sporchi, puzzolenti e malfunzionanti. Le è mai capitato di fare la doccia con laria condizionata? Certo che se vengono messi degli impianti di questo tipo in carrozze non predisposte è difficile che funzionino! Ad esempio, le sembra ci sia laria condizionata qui?». Se cè non si sente e in effetti la sensazione di appiccicaticcio comincia a farsi sentire. Ma non devessere nulla rispetto al caldo soffocante che hanno provato una quindicina di giorni fa i passeggeri rimasti bloccati nella galleria tra Varazze e Celle in attesa di soccorsi. Che hanno impiegato unora e mezza prima di arrivare. «Ero tra quelli, purtroppo dice rabbiosa Silvia, pendolare da quasi dieci anni -. E pensi che il personale ha anche aperto le porte che davano sui binari per far scendere la gente proprio nel momento in cui passavano altri treni! Molti di noi si sono sentiti male».
Una storia che si è ripetuta altre due volte nello stesso mese di luglio: tra Cogoleto e Arenzano «una puzza di bruciato soffocante», precisano qui e laltra nei pressi di Savona. E sempre per problemi alla locomotiva. «Sembra una barzelletta interviene Fabrizio - ma a me capita spesso di guardare se attaccato al treno cè la locomotiva perché esistono treni, come quello delle 17,09 da Brignole, che praticamente muoiono dove nascono perché non cè il traino oppure sono in forte ritardo perché sono necessari una ventina di minuti per attaccare la locomotiva!». Qualcuno azzarda dei rimedi. «Si potrebbe diminuire il numero di treni propone Giampaolo -. Da Savona dalle 7 alle 8 passano ben 7 convogli. A questo punto sarebbe meglio ridurli ma assicurare lorario.
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