Viaggio senza ritorno nell'eterno labirinto

Il mito classico rimanda a culti molto più antichi che difficilmente potremo mai spiegare del tutto. Di certo il labirinto, come oggetto culturale, ha pareti costruite con frammenti di diversissima provenienza

Viaggio senza ritorno nell'eterno labirinto
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Il labirinto è un simbolo potente e ancestrale. È lo spazio della complessità e dell'enigma per eccellenza. Nel mito riesce ad essere contemporaneamente una trappola di morte oppure un percorso iniziatico verso la rinascita. È addirittura difficile capire cosa fosse inizialmente il labirinto. La parola poteva riferirsi a una grotta sacra, un misterioso palazzo dai corridoi infiniti, forse persino una danza sacra.

Per trovare il giusto filo di Arianna, non per dipanare il mistero, ma almeno per esplorarlo appieno, niente di meglio che immergersi nelle pagine del grecista dell'Università di Trento Giorgio Ieranò: Il racconto del labirinto (Einaudi, pagg. 134, euro 14,50). Il saggio, molto agile, aiuta il lettore a capire che il labirinto è in primo luogo un intreccio di storie. La prima, la più nota, l'abbiamo già menzionata e mette in scena: Arianna, il coraggioso ma fraudolento Teseo, il Minotauro, l'ambiguo Minosse... Ma ce ne sono molte altre che si intrecciano tra letteratura, archeologia e storia. Ieranò le dipana con arguzia. Il lettore scoprirà che non c'è mito senza qualche traccia archeologica, ad esempio. Il primo labirinto dell'Occidente è rappresentato sul retro di una tavoletta da scriba, vergata in lineare B (un alfabeto usato per scrivere il protogreco), sopravvissuta alla distruzione del palazzo di Pilo. Risale al XIII secolo avanti Cristo. Nello stesso periodo a Creta uno scriba segnalava alcune offerte a divinità del luogo. Un vaso di miele viene dedicato alla Potnia Labyrinthoio: cioè alla «Signora del Labirinto».

Il mito classico rimanda a culti molto più antichi che difficilmente potremo mai spiegare del tutto. Di certo il labirinto, come oggetto culturale, ha pareti costruite con frammenti di diversissima provenienza.

Il labirinto del mito è a Creta, isola magica e strana dove viene nascosto Zeus. I re di Creta, come il famoso Minosse, di Zeus sarebbero i discendenti e il loro potere è carico di questa divina ambiguità. Zeus li ha procreati dopo aver sedotto, in forma di toro, una mortale, Europa. La moglie di Minosse, Pasifae, è una delle figlie di Elios che ha provocato l'ira perpetua di Afrodite che si propaga per generazione. E di nuovo torna un toro a portare la potenza di una passione malata ed irrefrenabile. Perché il labirinto, per dirla come Ieranò, è: «Un'immagine in cui tutti riconosciamo qualcosa che sfiora i misteri più occulti dell'esistenza... Forse più che in ogni altro mito greco, il mostruoso e il razionale, la tenebra e la luce, gli inferi e le stelle, l'animalesco e il divino si rincorrono in modo vertiginoso».

Tanto che come, invece, scriveva Jorge Luis Borges, dal labirinto non possiamo mai uscire, perché il labirinto è la nostra

vita stessa: «Non ci sarà una porta mai. Sei dentro/ e la fortezza è tutto l'universo/ e non ha lato dritto né rovescio/ né muro esterno né segreto centro... Non puoi sperare nulla./ Neanche la fiera del nero crepuscolo».

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