
John Ronald Reuel Tolkien è uno scrittore che è stato spesso tirato per la giacchetta, sia a destra che a sinistra. Padre del fantasy - e la definizione è fin riduttiva data la vastità e la potenza del Legendarium creato dal filologo e medievista britannico - e autore di due romanzi universali come Lo Hobbit e Il Signore degli anelli ha sfiorato nelle sue opere un numero di temi così ampio che è stato citato come modello sia dalla sinistra radicale ed ecologista che dalla destra conservatrice. Piace ai tecnocrati della Silicon Valley che chiamano la loro società di Big data Palantir, come le sfere magiche e pericolosissime che mostrano il futuro nella Terra di Mezzo. Ma piace anche a chi vorrebbe un neo sciamanesimo e rifiuta ogni tecnologia, accusando i tecnocrati di comportarsi come il malvagio mago Saruman (uno che pasticcia con la genetica di umani e orchi).
Ma più che usarlo in modo strumentale ha senso studiarlo, immergendosi nella sua complessità. Aiuta a farlo La caduta di Númenor, arrivata in libreria per i tipi di Bompiani (pagg. 312, euro 35). Si tratta di un'antologia, a cura di Brian Sibley, che raccoglie tutti gli scritti di Tolkien sulla «Seconda era» della «Terra di mezzo».
Di inedito nel volume c'è solo il filo rosso tra le narrazioni intessuto da Sibley, prolifico scrittore e autore radiofonico britannico. I frammenti di Tolkien sono invece noti, estratti dai suoi libri e dai libri che sono stati pubblicati a partire dalla sua enorme riserva di inediti. E allora perché mettersi in viaggio tra le onde di questa narrazione che si snoda attorno all'Atlantide del mondo di Tolkien? Nei decenni, l'opera filologica di caccia agli inediti realizzata dal figlio dello scrittore, Christopher Tolkien, e da qualche altro studioso, ha disvelato migliaia di pagine, tra le quali alcune centinaia di alto valore. Tolkien padre era un vero creatore di mondi, dava spessore al suo universo parallelo, nel farlo finì per lasciare moltissimo fuori dalle sue pubblicazioni. Il che è ulteriormente dimostrato dal fatto che, nella mole poderosa degli inediti, gli incompiuti e gli abbozzi siano una costante. Un esempio? Il Silmarillion, pubblicato postumo da Christopher nel 1977, contiene solo alcune delle varianti possibili di temi narrativi fondamentali dell'autore. Nasce probabilmente da qui la decisione di Sibley di ricostruire una delle linee narrative di Tolkien tra le più imprescindibili in un libro unico carotandola, con acribia degna dei nani delle miniere di Moria, dalla montagna enorme degli originali.
Lo fa con cura, e questo evita la sensazione del volume che voglia sfruttare un filone esausto. Anzi dimostra che il filone d'oro è profondissimo, esplorato solo parzialmente.
Così per la prima volta i cultori della materia, ma soprattutto i lettori più giovani, che non ne avrebbero la pazienza, possono muoversi facilmente nell'Era che precede le vicende del Signore degli anelli. Un'Era oscura. Si parte dall'ultima vittoriosa guerra combattuta da Elfi e Uomini per sconfiggere Morgoth, il «Valar» decaduto, la cosa più simile all'idea cristiana del Demonio che ci sia nel Legendarium. Nell'ora più disperata Eärendil, il mezz'elfo navigatore, ha regalato loro l'insperato trionfo raggiungendo le Terre Immortali dei Valar, le Potenze celesti, per ottenere soccorso. Morgoth fu così scagliato nel Vuoto. A ricompensa per le sofferenze, i Valar donarono allora agli Uomini un luogo magico dove dimorare al riparo dai pericoli: un'isola, la terra beata più vicina a quella degli immortali. Gli Uomini la raggiunsero. Vi stabilirono il regno di Númenor. Dopo il primo re, Elros, figlio di Eärendil, si susseguirono 25 sovrani di grande potenza, ma sempre più rosi dal desiderio impossibile dell'immortalità. L'ultimo di essi, Ar-Pharazôn, sconfitto in battaglia Sauron, luogotenente di Morgoth, ne finì però truffato e ammaliato. Spinto a sfidare gli immortali. Portando così alla distruzione, allo sprofondamento, la sua isola.
In pagine di raro cesello Tolkien descrive la caduta morale di Númenor. Questa è l'Atlantide di Tolkien e ora è riemersa, bellissima, dalle acque. Prima si poteva vederla, in frammenti, solo sotto la superficie di molti libri diversi.
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