Viale Mazzini ha deciso: Minzolini fuori dal Tg1 Lui: "Atto illegittimo"

Il consiglio di amministrazione della Rai ha approvato la nomina di Alberto Maccari a direttore ad interim del telegiornale della prima rete Rai. Minzolini rimosso dalla direzione rilancia: "Mi rivolgerò al tribunale del Lavoro"

Viale Mazzini ha deciso: Minzolini fuori dal Tg1 Lui: "Atto illegittimo"

Alla fine ce l'hanno fatta e la testa di "Minzo" se la sono presa. Mesi e mesi passati a insultare, sbeffeggiare e accusare. La più grande colpa del direttore del Tg1? Non essere nemico del Cav, non glielo ha perdonato nessuno. Dopo l'ultima frustata, il rinvio a giudizio per peculato, anche viale Mazzini ha ceduto. Il consiglio d'amministrazione della Rai si è spaccato sul trasferimento di Augusto Minzolini (quattro voti favorevoli contro quattro contrari) ma subito dopo ha approvato (con cinque voti favorevoli e quattro contrari) la nomina di Alberto Maccari a direttore ad interim del Tg1. Il voto disgiunto ha dunque permesso di risolvere il "nodo" e far fuori Minzolini dalla tolda del telegionrale.

Minzolini non molla e rilancia minacciando di ricorrere alla giustizia: "La parola passa inevitabilmente ai miei legali e quindi al competente Giudice del Lavoro che si dovrà occupare della valutazione di un atto che reputo sostanzialmente e profondamente illegittimo".

La direzione di Minzolini finisce dopo due anni e mezzo di polemiche e aspre cirtiche: il direttore finisce al centro delle critiche della stampa di centrosinistra per i videoeditoriali con cui, talvolta, in apertura di telegiornale per spiegare il suo punto di vista. Poi arrivano le bacchettate dell'Agcom che accusa il tg della rete ammiraglia di essere "poco equilibrato". Bordate che, immancabilmente, si accaniscono contro Minzolini e dimenticano il telegiornale della terza rete pubblica. Grava su tutte le accuse nei suoi confronti - come ha spesso sostenuto lo stesso direttore - l'ombra del tritacarne politico. Il direttore "amico" del Cav non piace alla sinistra e viene preso di mira, anche con colpi sotto la cintola, da tutta la stampa di sinistra.

Il "caso Tiziana Ferrario" è l'ennesimo scandalo dell'era Minzolini: il direttore toglie dalla conduzione del tg lo storico mezzobusto e lei la butta in politica e poi va direttamente in tribunale. E i giudici, nel marzo del 2011, entrano in redazione e decidono che la Ferrario "deve essere reinseritra". Poco importa che per il direttore della testata: "Impedisce il rinnovamento del telegiornale". I giudici hanno deciso, l'udienza è tolta e il telegiornale è fatto. Dalle toghe. Ma i guai giudiziari di Minzolini non finiscono qui. Questa volta il direttore è accusato di peculato, per avre speso 65 mila euro in quattordici mesi con la carta di credito aziendale di viale Mazzini. La settimana scorsa va in scena il penultimo atto giudiziario e l'atto finale dell'avventura minzoliniana al timone del Tg: il tribunale di Roma lo rinvia a giudizio per peculato. E inzia subito il totonomina per il suo successore.

Ma lui replica con rabbia alle accuse: "Volevano farmi saltare la direzione del Tg1 quando c’era il voto di fiducia al Senato, il 14 dicembre 2010. Quello che non sopporto di questa vicenda è che vengano utilizzati strumenti del genere per raggiungere l’obiettivo, questo vi da l’idea della società di trogloditi in cui viviamo".

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