Vigili «sotto scorta», diffida dell’Ospol

Vigili «sotto scorta», arriva l’ora delle diffide. Con tanto di ultimatum di dieci giorni. Nel mirino del sindacato autonomo Ospol, promotore della diffida depositata in Corte d’appello e notificata in questi giorni al sindaco Walter Veltroni e al comandante del Corpo Giovanni Catanzaro, la contestata circolare diramata da quest’ultimo alla fine di gennaio sull’«organizzazione del lavoro e sicurezza del personale».
Nella nota, il capo dei pizzardoni invitava i comandanti dei gruppi ad accordarsi preventivamente con la polizia per interventi congiunti in situazioni ad alto rischio per il personale, come per esempio le operazioni anti-abusivismo o gli sgomberi di immobili e campi nomadi, «salvo non si tratti – scrive Catanzaro – di circoscritte e specifiche fattispecie che configurino reati allo stato di flagranza, in relazione alle quali l’estromissione non necessiti dell’uso della coazione fisica».
Quanto al servizio notturno, quando i vigili in pattuglia si trovano da soli (ovvero senza l’accompagnamento della polizia) sono invitati a «curare prevalentemente l’accertamento delle violazioni dinamiche al codice della strada, per le quali non si rivela tecnicamente possibile la contestazione immediata (...)».
Durissima la reazione dell’Ospol, che nelle sette pagine a firma del presidente Luigi Marucci e del segretario romano Stefano Lulli parla di «gravissimi vizi di legittimità, ovvero sintomi di illegalità». L’affondo riguarda, in particolare, la disposizione sugli interventi congiunti con la polizia: «Emerge un sostanziale come palese “invito” agli operatori addetti al contrasto dell’ambulantato abusivo ad astenersi dal servizio - si legge - ovvero a omettere atti del proprio ufficio condizionandoli, al più, all’intervento di altri organi di polizia (statale)».
E ancora: «Subordinando a un fatto eventuale (il “soccorso” della polizia di Stato) l’adempimento di compiti effettivamente istituzionali e stabiliti dalla legislazione vigente – scrive l’Ospol - si formalizza, in pratica, la facoltà della loro elusione, con l’effetto non secondario di esporre i singoli operatori a conseguenze penali (...)». Quanto ai casi di flagranza, osservano Marucci e Lulli che «a parità di condizioni il criterio orientativo dell’intervento (...) non sarebbe rappresentato dalla gravità delittuosa delle fattispecie (...), bensì dal “principio di opportunità” costituito dal pronostico che il colpevole intenda o meno opporre resistenza implicante l’uso della coazione».
Sarebbe anche «illegale», a giudizio dell’Ospol, «la prescrizione di limitare l’attività e le funzioni di accertamento delle infrazioni e violazioni al codice della strada “prevalentemente” (...) a quelle “statiche” (ossia veicolo fermo e ancor meglio se vuoto!)». Di qui la duplice diffida. Per Catanzaro, «alla revoca ovvero al ritiro immediato» della circolare. Per Veltroni, ad adoperarsi allo stesso scopo per quanto di sua competenza. Non senza notare che fra tante disposizioni «la tutela dell’incolumità fisica degli operatori, in termini di mezzi e strumenti di protezione e autodifesa non viene neppure menzionata».

Anzi, chiosano Marucci e Lulli, «l’intera impalcatura (il)logica della nota appare rimarchevolmente finalizzata al puerile espediente di eliminare o ridurre le occasioni di aggressioni o ferimenti dei vigili in servizio con meri palliativi teorici (e illeciti) sottesi all’ennesima rimozione ed occultamento delle vere problematiche della sicurezza individuale».
Più espliciti di così.

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