Lesioni gravissime e sequestro di persona sono le accuse a carico di un uomo di 50 anni denunciato dalla moglie e dal figlio minorenne di una piccola contrada di Potenza.
Un caso particolare, perché alla violenza fisica si aggiungeva anche la fame. L'uomo, infatti, negava persino i pasti alle due vittime.
È stata la moglie a interrompere la giostra dell’orrore, prendendo in mano il coraggio e fuggendo di notte con il figlio dalla casa trasformata in prigione. La donna si è rifugiata in chiesa, denunciando tutto alla polizia.
Sono iniziate subito le indagini sul padre padrone disposte dalla procura di Potenza che ha poi chiesto il rinvio a giudizio dell’uomo.
La violenza tra le mura domestiche, purtroppo, dilaga, troppo spesso nel silenzio ed è trasversale perché comprende tutti i ceti sociali.
Non è il primo caso di violenza domestica e certamente il cibo negato a moglie e figlio costituisce un’odiosa aggravante.
Bisogna certamente riflettere sulla necessità che si intensifichi la vigilanza di autorità, ma soprattutto di strutture sociali e soggetti che lavorano alla lotta contro i maltrattamenti perché chi non ha il coraggio e la forza di denunciare esca allo scoperto e ponga fine a storie assurde nelle quali ad essere negata è la dignità della persona e il suo diritto a vivere una vita degna di questo nome.
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