«Violenza politica? No, solo atti criminali»

Scarpis: «Non capisco la sensazione di insicurezza, nessuno l’ha mai misurata»

«Violenza politica? No, solo atti criminali»

Paola Fucilieri

«È un vero miracolo che l’11 marzo non ci siano stati feriti tra la gente in corso Buenos Aires: c’erano mamme e bambini in giro per la strada...». Alla vigilia della festa della polizia - la celebrazione del 154° anniversario della fondazione a Milano si terrà stamattina, a partire dalle 10.30, all’Auditorium di Largo Mahler, al Ticinese - il questore Paolo Scarpis come sempre non vuole parlare di numeri, citare le cifre dei reati che aumentano o diminuiscono. Tuttavia non può evitare di commentare gli ultimi episodi di violenza di matrice politica verificatisi in città. Del resto il momento non è tra i più rosei a Milano e non ammetterlo sarebbe come pretendere di vivere al di fuori della realtà, qualcosa che la polizia non può certo fare. Quindi, se in questura il clima «è molto sereno» e il merito, secondo Scarpis, è da attribuirsi «anche ai sindacati», se l’attività dei commissariati e della squadra mobile lo soddisfano «molto», mentre la Digos «è sicuramente l’ufficio politico investigativo di punta in Italia e tra i primi in Europa», l’amarezza e l’ironia del questore varcano le mura di via Fatebenefratelli 11. A preoccuparlo è principalmente l’ordine pubblico, quelli che lui stesso definisce «ripetuti episodi di violenza ammantati pretestuosamente di ideologie estremiste da bande che, indipendentemente dal colore, mi ricordano tempi che non ho vissuto».
Nessuna analisi politica, quindi, da parte di Scarpis. «Anche perché - sottolinea lui critico, puntando il dito anche contro l’aggressione di giovedì agli studenti di via Olona da parte di un gruppo dei collettivi della sinistra antagonista - questi sono solo atti criminali e non ritengo perciò le persone che li compiono degne di essere avvicinate al termine “politico”. I violenti e volgari teppisti non meritano spazio nella nostra democrazia».
Tanta ironia, quasi rabbia, anche nei confronti di chi parla della famigerata sensazione d’insicurezza. «Sono solo teorie e noi facciamo fatti - fa notare il questore -. Chi misura questa sensazione d’insicurezza? Soloni che esternano i loro bla bla bla dai quali sembra trasparire che più si fa, più aumenta questa cosiddetta sensazione... In merito a questo voglio ricordare a tutti che con le istituzioni non si gioca». Una rabbia, quella di Scarpis, che se ha le sue buone ragioni però rischia di scontrarsi con le sue successive ammissioni sulla criminalità giovanile. «Non ci sono episodi rilevanti. Ci sono solo volgari teppisti che inquinano la qualità della vita e le cui azioni e i cui comportamenti incidono sul vivere civile. Non deve accadere, per esempio, che alle 19.30 una ragazza non possa camminare lungo una traversa di via Torino - quindi in un orario accettabilissimo e in pieno centro - senza trovarsi davanti una banda di sette-otto ragazzotti volgari e che magari le sbarrano la strada». Ed è proprio da episodi come questo che emerge la sensazione d’insicurezza del cittadino.
A proposito di istituzioni, dalle ombre di questo bilancio si passa alle luci. «Milano risponde bene alle istituzioni - sottolinea Scarpis -. Se è vero che aumentano le truffe agli anziani (il suo «pallino» e la sua croce, da sempre, ndr) è pure altrettanto vero che sono decuplicati gli allarmi della gente.

Almeno una dozzina di persone al giorno chiamano il 113 per indicare persone sospette, possibili truffatori. E questo è un vero successo». Soprattutto per uno che, come Paolo Scarpis, fa il questore da 10 anni: un vero record.

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