Violenza sulle donne: nel 2024 condanne per 800 anni di cella

In un anno sono aumentate le pene e le misure cautelari per i reati di genere

Violenza sulle donne: nel 2024 condanne per 800 anni di cella
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Un totale di 798 anni di carcere: sono le pene inflitte nel corso del 2024 dal Tribunale di Milano nei procedimenti per i reati di violenza di genere. Un aumento di anni di reclusione del 12 per cento rispetto al 2023. Oltre alle condanne sono aumentate anche le misure cautelari nei confronti dei presunti responsabili di reati «orientati dal genere». Quest'anno ne sono state emesse il 64 per cento in più del 2023 (nello stesso periodo di riferimento).

Sono questi i dati forniti dal presidente del Tribunale Fabio Roia. Il report, aggiornato al 30 settembre scorso, è stato pubblicato in occasione della visita del 30 ottobre del Grevio (organismo del Consiglio d'Europa che verifica l'attuazione della Convenzione di Istanbul negli Stati). L'analisi riguarda i procedimenti per i reati di maltrattamenti in famiglia, atti persecutori, violenza sessuale, violenza sessuale di gruppo, svolti sia davanti al gup sia in dibattimento. I dati sono comparati con il periodo a partire dal 2021.

Ecco gli elementi principali. Le sentenze sono aumentate in un anno da 930 a 1.089. Davanti al gip o al gup le condanne sono state il 67 per cento del totale (+9% in un anno), le pronunce di non luogo a procedere il 22 per cento (-7%) e le assoluzioni il 10 per cento (-3%). Davanti a una Corte invece le condanne sono state il 57 per cento del totale (come gli anni scorsi), le sentenze di non doversi procedere il 12 per cento (-1%) e le assoluzioni il 31 per cento (+1%). «La percentuale maggiore di assoluzioni - spiega Roia - si registra quando il procedimento ha una durata fra i 3 anni e i 3 anni e nove mesi (il 42%), segno che l'eccessiva durata del procedimento porta a un indebolimento delle dichiarazioni accusatorie». I processi in dibattimento si sono conclusi nei tre anni nell'86 per cento dei casi e davanti al gup sono finiti entro l'anno quasi in nove casi su dieci. Sottolinea ancora il presidente del Tribunale: «Una eccessiva durata dei procedimenti costituisce» una forma di «vittimizzazione secondaria nei confronti della parte lesa», oltre che una violazione del principio di presunzione di innocenza. Le misure cautelari non sono costituite solo dal carcere, ma anche da domiciliari, obbligo di firma, obbligo di dimora, divieto di avvicinamento. Nel 2024 c'è stato comunque un «deciso aumento» di tali provvedimenti: sono stati 1.246 (758 nel 2023 e 772 nel 2022). Sono in aumento sia il numero dei condannati sia quello delle vittime. La distribuzione per sesso e nazionalità è simile agli anni scorsi, «in relazione alla tipologia della popolazione» di Milano. Il 90 per cento dei condannati è maschio, il 57 per cento è italiano. La fascia d'età più frequente è 32-41 anni, cioè il 28,9 per cento del totale. I giovani di 18-21 anni sono il 6,3 per cento dei condannati (+7% in un anno).

Fra le persone offese, il 73 per cento è rappresentato da donne italiane, le più colpite hanno tra i 26 e i 35 anni (16,5% del totale). I minorenni vittima di violenza sono 325, in aumento del 46 per cento sullo scorso anno.

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