Roma - Sarà discussa e votata mercoledì 6 giugno la mozione della Cdl che chiede il ritiro delle deleghe a Vincenzo Visco. L’opposizione vorrebbe che il viceministro dell’Economia desse personalmente la sua versione dei fatti sulle pressioni denunciate dal comandante della Guardia di finanza, Roberto Speciale, per il trasferimento di ufficiali della Lombardia impegnati sul caso Bnl-Unipol. Ma la maggioranza vuole evitare proprio questo. Dopo la riunione dei capigruppo che ha fissato la data, Anna Finocchiaro dell’Ulivo sottolinea: «Non è un processo a Visco. L’invito al ritiro delle deleghe è rivolto al presidente del Consiglio e dovrebbe essere la presidenza del Consiglio a pronunciarsi». Anche secondo il capogruppo Prc Giovanni Russo Spena, a controbattere all’opposizione a Palazzo Madama dovrà essere il governo. «Non si comprende perché dovrebbe venire Visco».
La Finocchiaro precisa che «nessuno si è opposto» alla richiesta della Cdl, anche se la data è slittata alla prossima settimana perché oggi e domani ci sono le votazioni per il nuovo giudice costituzionale. Nessuno si è opposto perché questa è la prassi del Senato, ma anche perché l’Unione comprende «l’esigenza politica» e crede che sia «l’interesse della maggioranza e anche del governo e del viceministro Visco che questa discussione abbia luogo la prossima settimana».
Anche nel centrosinistra le acque sono agitate. Tanto più, nel clima da redde rationem che segue l’insuccesso del voto amministrativo. La Sinistra democratica vuoleuna riunione di maggioranza prima di votare sulla mozione dell’opposizione. Per definire una strategia comune, spiega il presidente del gruppo Cesare Salvi. Ma annuncia la presentazione di un’interpellanza o un’interrogazione, lo strumento è ancora da definire, per chiedere chiarimenti sul caso Visco.
Toni duri dall’Italia dei valori. Il capogruppo Nello Formisano ha ricordato l’esempio di Antonio Di Pietro, «che si dimise, nel primo governo Prodi, di fronte ad un avviso di garanzia, anche se poi fu prosciolto». E i senatori dell’Idv annunciano una mozione nella quale spiegano di ritenere «opportuno che le deleghe di diretta competenza sul corpo della Guardia di Finanza, che fanno capo al vice ministro Vincenzo Visco siano temporaneamente sospese», per consentire alla magistratura «di svolgere con più serenità il suo compito». Neppure nella Margherita mancano le voci che insistono per avere spiegazioni. «Si tratta di una vicenda delicata ed emblematica - dice il senatore Dl Roberto Manzione - che è giusto affrontare in Parlamento, a viso aperto, all’esito di un dibattito che contribuisca a fare completa chiarezza. Per essere credibile, riconquistando anche la parte di opinione pubblica profondamente scettica, la “buona politica” deve abituarsi ad affrontare e decidere pubblicamente anche le questioni scomode e laceranti». Critico con l’atteggiamento protettivo del governo per il viceministro Daniele Capezzone della Rosa nel pugno, che ha parlato di «gravissimo silenzio e, in qualche caso, di vera e propria omertà» nella maggioranza sulla vicenda. E ora mostra il dente avvelenatoper la «politica fisco-visco-centrica» che con un anno di tasse «eccessive e sbagliate» ha portato al risultato negativo delle amministrative.
Insomma, nell’Unione il fronte difensivo per Visco ha molte crepe. E, dato l’equilibrio precario della maggioranza in Senato, questo pesa molto. I due poli sono 158 a 156 e basterebbe che i 3 senatori Idv non votassero contro la mozione della Cdl per far andare sotto il governo. Un rischio concreto senza il sostegno dei senatori a vita, anche se Francesco Cossiga ha già annunciato che non voterà la mozione.
Nel centrodestra l’unica defezione potrebbe essere di Gian Franco Rotondi della Dc per le autonomie, che ha parlato di «polverone» contro Visco.
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