Cosa devono pensare dei sabotatori della fiaccola olimpica le persone che, come noi, respingono la violenza, difendono il diritto di ciascuno ad agire e parlare liberamente, e si battono per il rispetto della legalità? Rispondiamo subito che i manifestanti che disturbano la fiaccola olimpica e contestano l'avanspettacolo itinerante prima dei giochi, fanno un'opera altamente meritoria con la denunzia dell'autocrazia capital-comunistica cinese ed a difesa dei diritti umani nel Tibet.
La questione potrebbe sembrare contraddittoria. Come mai prima si dichiara di rispettare la legalità e di avversare ogni forma di violenza, e poi si plaude ai manifestanti che compiono atti vandalici contro la fiaccola, ed usano i loro corpi come armi contundenti contro gli alfieri di un evento internazionale che dovrebbe affratellare i popoli d'ogni razza, religione e colore?
La contraddizione, a nostro parere, non esiste. I militanti di «Reporter senza frontiere» e degli altri gruppi per i diritti umani non effettuano una contestazione violenta della serie ben nota anche in Italia, con l'obiettivo di provocare danni fisici alle persone e (ancora più grave) ferite alla legalità, ma mettono in atto azioni dirette nonviolente nel quadro di un importante evento globale con il proposito di reintegrare i diritti umani e civili calpestati dagli organizzatori delle Olimpiadi.
Non si tratta di un gioco di parole. I manifestanti di Londra, Parigi e, speriamo, Buenos Aires, San Francisco e delle altre tappe olimpiche, utilizzano le stesse tecniche che Martin Luther King adoperò nel Sud degli Stati Uniti tra gli anni Cinquanta e Sessanta per richiamare l'attenzione nazionale e internazionale sulla segregazione dei neri e sulla violazione dei diritti civili in quelle regioni.
L'assegnazione dei giochi olimpici alla Cina è stato un errore perché non si sono pretese, da parte del Comitato Olimpico Internazionale, solide garanzie sui diritti civili all'interno del Paese e per il popolo tibetano, occupato in passato dalle milizie di Mao e oggi a tal punto oppresso da rischiare l'estinzione. A questo punto, però, non servirebbe a nulla il boicottaggio dei giochi olimpici che otterrebbe l'effetto perverso di trasformare i leader cinesi da carnefici in vittime.
Chi ritiene prioritaria la difesa dei diritti umani e civili, sa che si deve utilizzare al meglio l'occasione olimpica per gettare un fascio di luce veritiera sui misfatti nascosti dietro il luccichìo della nuova Cina.
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