Il «vizietto» di Diego: un piatto di ravioli al sugo di mandorle

Tutte le belle amicizie nascono così, semplice causalità. È una scintilla durante un incontro. «Da quel giorno, poi, ci siamo incominciati a vedere e sentire, anche quando è andato in Spagna io e Diego siamo rimasti sempre in contatto». Antica osteria “Gigino”, via Romana della Castagna, Milito abita a pochi passi dal ristorante di Fabrizio Bogo che è diventato anche un po’ il “rifugio” del “Principe”. Lui che ama pochissimo la vita mondana: casa e Pegli, Pegli e casa. Ogni tanto con la famiglia si presenta qui, si parla soprattutto di calcio e anche quando le cose vanno alla grandissima (ricordate la tripletta alla Reggina) c’è Milito che chiede sempre com’è andata a Fabrizio. Che genoano lo è sempre stato, dalla nascita o quasi. «Vado allo stadio da quando avevo sette anni, adesso ne ho quaranta…», racconta il proprietario, ma anche cuoco, di “Gigino”. Due tatuaggi, la scritta “grifo” (ha chiamato così anche il suo cane) e un Grifone rossoblù sulla spalla. Racconta che il pesto piace a Milito ma la passione del bomber rossoblù sono i ravioli al sugo mandorle e la carne. Questo è il presente, tante chiacchierate.
Il passato è una storia fatta di lunghe telefonate e scambi di sms. «Il giorno che è andato via da Genova per trasferirsi al Real Saragozza andai a trovarlo a casa sua, era molto triste», racconta Fabrizio. L’amicizia poteva finire lì, invece è andata diversamente. Da quel momento, è nato un filo diretto. Qui Genova, a voi Spagna. «Ci sentivamo dopo le partite del Genoa, s’informava e sapeva già tutto. La cosa che impressionava era questa: parlava in prima persona, diceva abbiamo vinto, come se fosse sceso in campo anche lui. E questo testimoniava il legame fortissimo che aveva ancora con il Genoa, era il segnale di come vivesse ancora in modo fortissimo le partite del Grifone», spiega ancora Fabrizio. Si avvicina l’estate del ritorno, Bogo racconta ancora un aneddoto particolare: «Gli avevo inviato quasi mille mail di tifosi che gli chiedevano di tornare al Genoa: le avevo raccolte io e gliele avevo spedite. La sua reazione? Era felicissimo dell’affetto da parte di tutto il popolo rossoblù».
Allora, sembrava un bel sogno, più tardi sarebbe diventata realtà. Si avvicina la data del rientro, il 1 settembre 2008 è quella data da circoletto rosso (blu) per il popolo genoano. «Mi mandò un sms, torno al Genoa». E qualche giorno dopo, Fabrizio va a trovarlo allo Sheraton quando Milito sbarca sotto la Lanterna e ci sono millecinquecento tifosi che lo aspettano a braccia aperte. «Era meravigliato e commosso». Il resto è storia recente, Milito fa le magie, il Genoa se lo coccola e l’unica eccezione ad una vita tutta casa e campo di allenamento il “Principe” la concede, facendo un passo nel ristorante di Fabrizio. «È una persona molto semplice, come tante altre: è una qualità importante che mi è sempre rimasta impressa di Diego». Il futuro? È da scrivere, si sta pensando a qualche sorpresa gastronomica.

Ad esempio? «Pensavo ad una “pasta alla Milito”, ma è ancora presto per svelare gli ingredienti». E se il “Principe” diventa capocannoniere c’è già l’idea giusta per fare festa: «Magari, una bella serata argentina, con tanti piatti tipici…», rivela Fabrizio.

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