da Pordenone
«Unidea precisa non ce lho perché non ho mai visto gli ordigni di Unabomber, né sono mai stato sui posti degli attentati e non conosco i ritratti psicologici su di lui, ma se qualcuno mi chiedesse di collaborare alle indagini per trovare quel folle lo farei volentieri». Elvo Zornitta è come un fiume in piena dopo giorni e giorni di tensione.
È come volesse togliersi dalle spalle un peso enorme, un macigno. «Sono molto più tranquillo adesso - confessa Elvo Zornitta, 49 anni, ingegnere, sposato, una figlioletta di 11 anni, fino a poche ore fa sospettato numero uno di essere il folle bombarolo che da tredici anni dissemina ordigni esplosivi fra Veneto e Friuli Venezia Giulia -. In queste ore in tanti mi hanno dimostrato solidarietà: anche laltro giorno in un supermercato di Pordenone alcune persone mi hanno riconosciuto e mi hanno detto a voce alta «ingegnere, siamo tutti con lei». Ma una idea per dare un volto al suo incubo, ossia al vero Unabomber? «Non ce lho. Ci penseranno polizia e carabinieri. Ripeto: se qualcuno lo riterrà opportuno e utile potrà sempre contare su di me». Adesso, dopo la richiesta di una perizia sulla superperizia per dimostrare che qualcosa non tornava, Elvo Zornitta riesce perfino a sorridere. A casa sua a Corva di Azzano Decimo in provincia di Pordenone le luci delle finestre sono rimaste accese fino a tardi: i giorni delle perquisizioni e dei titoli sui giornali che lo indicavano come Unabomber i coniugi Zornitta vogliono lasciarli alle spalle. «Da lunedì mi metterò a testa bassa a cercarmi un nuovo lavoro - dice il professionista pordenonese che è stato licenziato poche settimane fa -. Lo cercherò dappertutto e spero di trovarlo. Prima, però, voglio concedermi qualche giorno di riposo con la mia famiglia. Dove andremo? Non lo so, di certo lontano da telecamere e taccuini di giornalisti». Pensa di scrivere un libro? «Francamente non lo so: di certo cè che ho tenuto un diario, appunti intimi su tutta questa vicenda. Ci penserò, non è una cattiva idea».
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